Una notizia letta su Il Fatto Alimentare che trovo interessante e consiglio la lettura integrale, visto che si fanno i nomi delle aziende.
Con due provvedimenti pubblicati all’inizio del mese di ottobre 2017, l’Autorità garante per la concorrenza e il mercato ha ribadito che quando in un prodotto alimentare si riporta la scritta “Product of Italy” non bisogna confondere i consumatori sull’origine della materia prima.
A finire nel mirino dell’Antitrust sono state due aziende di conserve vegetali, colpevoli di aver venduto vasetti di verdura sott’olio corredati da bandierine tricolore affiancate da diciture sull’italianità dei prodotti, quando la materia prima era di provenienza extra-europea.
Le aziende non sono state sanzionate, visto gli impegni presi per apportare le modifiche richieste ed in ogni caso mi pare che le normative abbiano creato una zona grigia nella quale muoversi e probabilmente le aziende, in base alla normativa non avevano torto.
Da consumatore, però, apprezzo maggior trasparenza, perchè mettere la bandiera italiana per evidenziare l’italianità di un prodotto la cui materia prima arriva dall’estero, mi sembra una furbata.
Mi è tornato in mente un articolo del 2010 di cui pubblico un estratto:
Secondo una ricerca effettuata dalla Camera di Commercio (nel 2010) tra le azioni ritenute più utili dagli imprenditori per contrastare la contraffazione e tutelare il prodotto italiano, riguardo alla tracciabilità dei prodotti prevale la natura obbligatoria e non solo volontaria, mentre il 96,3% è convinto che il made in Italy debba essere di tipo rigido e cioè prevedere sia l’ideazione che il confezionamento del prodotto in Italia.