In questi giorni la mia attività su Telegram è aumentata e non solo perchè è stato aperto un Canale collegato al Blog; anche se sono pochissimi gli Amici che usano (anche) questa applicazione, resta il fatto che funziona molto meglio di Whatsapp.
Non ne faccio un discorso di privacy, sicurezza o altro, ma intendo proprio a,livello pratico.
Durante quattro chiacchiere con l’Amico Miro, ecco che mi dice una cosa alla quale avevo pensato alcuni giorni fa.
Una cosa che mi inquieta di Whatsapp (per comodità W), ma credo purtroppo abbiano tutti pure Telegram, è questa.
Hai un contatto con una persona. Questo tizio, mai sentito prima ti dà il suo numero di cellulare.
Tu lo aggiungi in rubrica ed istantaneamente su W ti compare la sua foto profilo, prima che anche lui ti abbia aggiunto nei suoi contatti od abbia risposto ad una tua chat su W, caso nel quale sarebbe giusto.
A volte capita che mi diano il cellulare di una terza persona, io lo memorizzo e subito vedo la sua foto…temo però che accada con tutte queste applicazioni.
Secondo me dovrebbe essere il contatto a farsi delle domande.
Mi spiego: mi danno numeri in ambito lavorativo ed ecco la donna che nel profilo appare in bikini, quello con i figli in braccio e via dicendo.
Ritengo che pochissimi di quelli che mettono foto sappiano e/o si rendano conto che così facendo saranno alla merce’ di tutti.
Al solito si paga la scarsa conoscenza del mezzo ovvero lo si usa, ma senza capire come funziona.
Basta non mettere una foto o mettere al massimo se stessi e via andare. Tanto più se il numero lo utilizzi in ambito lavorativo.
Vedere il viso di un cliente che non ho mai visto può anche farmi piacere, ma di vederlo stravaccato sulla sdraio in costume da bagno, ne faccio anche a meno.
Io il problema, ad esempio, me lo sono posto, ed infatti la foto collegata al mio numero, mi rappresenta senza per questo mostrarmi.
Vedi ad esempio cosa scriveva tempo fa Paolo Attivissimo in questo articolo:
Scrive Attivissimo:
Una ricerca della Bicocca smonta il mito della competenza informatica giovanile. Poiché i ragazzi usano dispositivi che si connettono in modo trasparente, invisibile, non percepiscono Internet come un’infrastruttura di base.
Stanno crescendo in un mondo nel quale non solo non sanno, ma non possono smontare, smanettare, sperimentare. Tutto questo non crea nativi digitali. Polli di batteria, piuttosto.
Un libro: Né dinosauri né ingenui. Educare i figli nell’era digitale
A proposito di scarsa percezione della privacy, mi torna in mente quello che mi diceva ieri il medico del lavoro passato in azienda.
In pratica nel centro medico dove fanno gli esami c’è un tabellone dove appare il nominativo del paziente ed il numero dell’ambulatorio dove fare la visita.
Ebbene in un sol giorno hanno ricevuto due proteste scritte per la violazione della privacy causata dal mostrare nome & cognome sul display.
Capiamoci, non c’è scritto Mario Rossi – ambulatorio 2 per rettoscopia … Un nome & cognome su un tabellone lede veramente la tua privacy?
Dopo di che, come diceva il dottore, ti fai le foto in sala d’attesa e le posti qua e là oppure fai l’ecografia (del bambino in arrivo) e le metti su Facebook, ma questo va bene.