di Marco Felder
Rizzoli Nero – Pagg. 378 – € 18,50
Trama: Per un poliziotto siciliano da troppi anni a Roma, desideroso solo di tornare a casa, non c’è niente di peggio dell’attendere un trasferimento che non arriva. Anzi, una cosa c’è: un trasferimento punitivo con decorrenza immediata. A Bolzano.
Tanino Barcellona avrebbe fatto meglio a non inimicarsi certi superiori. Adesso che è in esilio tra le montagne, circondato da gente che parla tedesco, con la colonnina di mercurio inchiodata allo zero, non ha nemmeno il tempo di pentirsi degli errori commessi.
Un assassino è all’opera: soffoca le sue vittime e non lascia traccia. Il caso è da prima pagina, l’inchiesta delicatissima. E Tanino è costretto ad affiancare nell’indagine Karl Rottensteiner, un veterano della Mobile che assomiglia a Serpico.
I due formano una coppia esplosiva: tanto è schietto, impulsivo coi guastafeste e galante con le donne il siciliano, quanto è laconico, indecifrabile e tormentato il collega. Se poi ci si mette Giulia Tinebra, agente scelto dai capelli rossi con la passione per le moto di grossa cilindrata, allora i fuochi d’artificio sono assicurati.
Tra vecchie birrerie, strade ghiacciate e baite nel fitto dei boschi, i poliziotti dovranno risolvere un mistero che affonda nel passato – ancora aperto – di una terra contesa, dove le guerre, i vessilli del nazionalismo e il boato del tritolo non sono mai stati dimenticati.
Qui le ferite non si rimarginano, qui i cuori covano odi antichi.Alternando i toni della commedia alla durezza del noir, Tutta quella brava gente riapre una delle pagine più controverse della storia d’Italia e racconta dal bordo di un confine gli incubi collettivi di ieri e di oggi.
Letto da: Paolo
Opinione personale: Questo libro lo ha acquistato Rok, dopo averlo visto su Il Libraio, poi l’ho letto anch’io ed è piaciuto ad entrambi e non solo perchè si respira “aria di casa”.
La vicenda gialla, come detto nella sinossi, affonda le radici in un pezzo di storia italiana non così vecchia, ma sconosciuta a molti e dimenticata da altri e porta alla luce vecchi ricordi di Karl, nessuno dei quali positivo.
Non mi addentro nella dinamica investigativa, perchè dovrei svelare dettagli che invece il lettore dovrà scoprire cammin facendo.
Degno di nota il fatto che, finalmente, gli autori (Felder nasconde due scrittori, in realtà) siano riusciti a dare un taglio positivo al poliziotto siciliano trasferito a Bolzano, cosa che ovviamente sarebbe destabilizzante per quasi tutti.
Diversamente dal vice questore Schiavone, che dopo il trasferimento punitivo ad Aosta, non si integra e continua a girare in loden e Clark che distrugge nella neve un paio dopo l’altro, ecco che Tanino Barcellona dopo il primo impatto compra scarponcini e piumino, si fa convincere da Karl a montare le gomme invernali (apprezzando questa scelta, successivamente) ed utilizza un taccuino dove scrivere le parole tedesche che, ogni tanto, utilizza pure nel quotidiano.
Un personaggio quindi credibile ed anche un buon investigatore, tenace e leale nei confronti di Karl che non è certo un uomo facile da decifrare.
Mi è piaciuta la storia, mi sono piaciuti i personaggi ed il giudizio finale non può che essere un Buono nella mia classifica personale.
Nota a margine, che non influisce sul giudizio. I poliziotti usano la Beretta, che viene estratta spesso, nella quale viene messo il colpo in canna e questo succede perchè si tratta di una pistola automatica.
E quindi non capisco perchè agli autori, a pagina 190, salti in mente di scrivere: “spalancare la porta e spianare il revolver” visto che quest’ultima è la definizione di una pistola a tamburo.
Un peccato veniale, comune a molti autori, ma da tiratore, lo noto. 😉