«Ho iniziato a scrivere il mio diario a undici anni. Era indirizzato a Munkey, il mio confidente, una scimmia di peluche che avevo vinto a una tombola. Ha sempre dormito con me, condividendo la mia vita con John Barry, Serge Gainsbourg, Jacques Doillon.
È stato testimone di tutte le mie gioie e di tutte le mie tristezze. Quando Serge è morto ho deposto Munkey nella sua bara, come si faceva con i faraoni. La mia scimmia per proteggerlo nell’aldilà.
Oggi, rileggendo i miei diari, mi sembra evidente che le persone non cambiano realmente. Quello che ero a undici o dodici anni è esattamente quello che sono ancora oggi. Nei diari si mostrano le carte e si finisce per raccontare tutto.
Qui dentro c’è la mia versione della storia, della mia storia e di quella delle persone che ho incrociato in una vita non proprio normale. Non ho cambiato niente, anche se mi sarebbe piaciuto aver avuto dei pensieri e delle reazioni più sagge di quelle che invece ho avuto nella vita».
Jane Birkin ha finalmente aperto il suo cassetto segreto, rivelando a tutti i suoi diari, dove appare la sua anima più sincera, vera, fragile.
Ripercorrere attraverso le sue parole e i suoi delicati schizzi questa sua complicata, tragica e meravigliosa vicenda umana, ci permettere di vivere senza nessuna retorica, nessun adattamento, nessuna mediazione, un pezzo importante della storia della musica, del cinema, della moda e dell’arte dell’ultima parte del Novecento.