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Un libro: La più amata

Testi & foto di Mikychica.lettrice

«Io sono la regina, mi rimiro nello specchio. Mi chiamo Teresa Ciabatti, ho quarantaquattro anni, e a ventisei dalla sua morte decido di scoprire chi fosse davvero mio padre. Diventa la mia ossessione. Non ci dormo la notte, allontano amici e parenti, mi occupo solo di questo: indagare, ricordare, collegare. A quarantaquattro anni do la colpa a mio padre per quello che sono. Anaffettiva, discontinua, egoista, diffidente, ossessionata dal passato. Litio ed Efexor prima, Prozac e Rivotril poi, colpa tua, solo colpa tua, papà» p. 33

Non è semplice parlare di questo romanzo autobiografico. Non è semplice valutarne le emozioni, le contraddizioni, le sensazioni.

Ma chi è Teresa Ciabatti. E’ la figlia del professore, è la figlia di Francesca Fabiani, è la sorella gemella eterozigota di Gianni Ciabatti.

E’ prima una bambina viziata, regina indiscussa del suo castello ad Orbetello, prima in tutto per grazia divina, per grazia di nome, per padre dirigente dell’ospedale ove il regno è instaurato e dove egli è considerato uomo buono al cui passaggio si aprono frotte e frotte di fedeli seguaci e ammiratori e stimatori perché ha studiato in America, perché è un luminare, perché a Lorenzo Ciabatti (1928-1990) basta un semplice cenno del capo per ottenere quel che vuole, basta una semplice telefonata per smuovere mari e monti, di poi, un’adolescente fragile, complessata dall’essere in sovrappeso, scossa dall’assenza ingiustificata di un padre che è sinonimo di impero, ricchezza, lusso, prestigio.

Vittima di una madre, Francesca (1939-2012), anestesista che ha lasciato tutto perché, come dicevano in ospedale, non si può essere madre e medico, almeno negli anni ’70 e soprattutto se donna, ed ancora adulta egoista, anaffettiva, disincantata, diffidente, egocentrica.

La Ciabatti è una donna che sa che la colpa della sua condizione è da attribuire solo e soltanto a quei genitori, ed in particolare a quel babbo, così misterioso, silenzioso, ricco di segreti.

Non ha paura nel mettersi a nudo raccontando a ruota libera, con un linguaggio diretto e scorrevole, le proprie debolezze di donna, ovvie conseguenze di quella gioventù condizionata dalla presenza ingombrante, ed allo stesso tempo dall’assenza nei momenti importanti, della controversa figura paterna.

Un commento su “Un libro: La più amata

  1. Marina
    15 aprile 2020

    La mia opinione su questo libro ( mediocre) è stata avallata anche da una mia cliente che lavora nell’editoria ( Rizzoli) e anche da molti altri miei clienti “lettori” ( ne ho tanti e chiacchieriamo spessissimo – cioè lo facevamo prima – di libri).

    In conclusione deludente: con uno stile semplice parla della famiglia e soprattutto del rapporto tra madre e padre e poi tra lei e i genitori. Scusa ma a chi interessa?

    Ma, al di là di quello, è solo un racconto di fatti personali, senza nessuna enfasi. Va be’…. opinione sempre personale.

    Infatti non mi risultano da parte sua ulteriori libri degni di nota, a parte qualche intervista ad altri e qualche riflessione su “7” , il settimanale del Corriere.

I commenti sono chiusi.

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Questa voce è stata pubblicata il 15 aprile 2020 da in L'angolo dei libri - le nostre recensioni con tag , , , .
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