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Un libro: Una lunga notte messicana

Della valigia messicana Jamón aveva già sentito parlare. Era stata Greta, quella sua cugina piena di vita dagli occhi nerissimi e le labbra rosse come il fuoco, a raccontargli solo qualche anno prima come fosse stata trafugata dalla Spagna franchista e portata in Messico durante la Seconda guerra mondiale. Ma soltanto adesso che Greta è morta, Jamón se la ritrova davanti; è la sua eredità.

Cuoio frusto, e all’interno vecchie scatole che contengono immagini rimaste invisibili agli occhi della Storia. Negativi, a migliaia, di fotografie che nessuno ha mai stampato, scatti di una guerra civile sconosciuta, firmati da chi inventò la professione di fotoreporter: l’ungherese Robert Capa, la tedesca Gerda Taro e il polacco David “Chim” Seymour.

Colto alla sprovvista da quei ritagli traslucidi che sanno di polvere e lacrime, Jamón si trova di fronte a un bivio, incerto se mettere a parte il mondo di questa strabiliante testimonianza oppure continuare a proteggerne il segreto.

Prenderà la sua decisione dopo avere riavvolto il nastro della vita delle tre donne che custodirono la valigia prima di lui, protagoniste fiere e determinate di un’epopea che riconduce Jamón alla lunga notte in cui l’eroismo e l’audacia di un manipolo di persone misero in salvo il prezioso materiale.

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Questa voce è stata pubblicata il 7 settembre 2020 da in L'angolo dei libri - Le nostre segnalazioni con tag , , , .
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