Ieri è arrivata un’email da uno studio legale con ultimatum, diffida e minacce legali per la presenza sul Blog di un post di 8 anni fa che peraltro era un articolo “ripubblicato” tratto dal Blog di Maurizio Caprino del Sole24Ore.
Giusto che uno chieda la rimozione di un post per il diritto all’oblio, tuttavia perchè non fare un approccio più gentile?
Ricordo un’avvocato che si era comportato così e lo avevo pure ringraziato per l’approccio morbido e lui a sua volta mi aveva scritto che aveva apprezzato la cordiale collaborazione.
Chiedi la rimozione, spieghi in 2 parole e nel caso lo chieda mi invii la documentazione a supporto.
Poi se non lo faccio, allora minacciami pure…
Come scrive un’amica: Benissimo il diritto all’oblio, con internet adesso siamo sovra esposti. Però la gentilezza andrebbe mantenuta…
Il bello è che una volta all’anno faccio le pulizie sul Blog andando a cancellare post datati e via dicendo, per cui ieri mi sono messo di buona lena ed ho cancellato quasi 500 post, visto che l’andazzo è quello della diffida ed io mi sono pure rotto di questi atteggiamenti.
Detto questo, su Google se digiti il nome della persona ed il riferimento del blog, si arriva ad un link che porta ad una pagina che non esiste (ovviamente), ma se citi solo il nome, ecco che arriva una sfilza di articoli di quotidiani che riportano la notizia e volendo si potrebbe dire che questa persona è stato assolta per “prescrizione” dei reati contestati, ma questi sono dettagli… 😉
In ogni caso i post più letti nel tempo sono quelli farina del mio sacco e non quelli con contenuti altrui (sempre pubblicati con link ed accordi in tal senso) e quindi il post nello specifico pur se indicizzato da Google, dubito fosse lesivo al punto tale da inviare un’email con quei toni.
Resta il fatto che se si vuole fare pulizia, motivata, sul web, il modo c’è come spiegava a suo tempo Il Blog del Consumatore:
“Google ha predisposto da qualche giorno un modulo online che permette all’utente, allegando copia di un documento di identità valido, di inviare una richiesta (motivata) per vedere cancellate le informazioni personali che violino la privacy o che siano ritenute “inadeguate”, “irrilevanti” od “obsolete”.
L’azienda valuterà le richieste degli utenti, tenendo conto anche del diritto all’informazione, con cui il “diritto all’oblio” dovrà essere bilanciato.
Infatti se una notizia riguarda, ad esempio, frodi finanziarie, negligenza professionale, condanne penali o la condotta pubblica di funzionari statali, sarà ritenuta di pubblico interesse e quindi il diritto dell’interessato di vedere rimossa la notizia soccomberà rispetto al diritto ad essere informati.
Google avvisa gli utenti che, una volta inviata la richiesta, dovranno attendere un po’ prima di vedere occultate le notizie, visto che, com’era prevedibile, nel giro di pochi giorni sono arrivate al colosso del web migliaia di richieste da cittadini europei e, inoltre, saranno proprio gli addetti di Google a vagliare le notizie (e non un software).
Lo stesso modulo, infatti, riporta: “ci stiamo adoperando per portare a termine l’implementazione delle richieste di rimozione ai sensi della legislazione europea per la protezione dei dati personali nel più breve tempo possibile”.
Per inviare la richiesta a Google, clicca qui e inserisci i dati richiesti (nome e cognome, url del sito diffamatorio o inappropriato, ecc.).”