Nell’articolo pubblicato oggi dal Corriere in merito ad un presunto pagamento di 300.000 € per ritirare foto paparazzate, ( Vedi: https://paoblog.wordpress.com/2010/01/22/le-foto-i-ricatti-ed-i-titoli-dei-giornali/ ) sono citati i nomi degli indagati e dell’agenzia coinvolta nella vicenda.
Siamo probabilmente arrivati al termine dell’indagine, ma neanche all’inizio del processo (eventuale) e che non necessariamente porterà ad una condanna, come ci insegna il recente proscioglimento del Corona.
Quindi mi chiedo come sia possibile che in una situazione simile, illegale ma che non danneggia l’uomo comune, si facciano Nomi & Cognomi da subito ed invece nel caso delle frodi alimentari, spesso pericolose per la salute, non si riesca mai a sapere il nome delle aziende coinvolte in modo tale da permettere al consumatore di tutelare la sua salute evitando l’acquisto dei prodotti incriminati.
Ricordiamoci ad esempio le parole di Paolo Martinello, Presidente di Altroconsumo, in merito al recente processo sui formaggi adulterati a Cremona:
In realtà su questa vicenda la trasparenza fino a oggi è stata pochina…
Come abbiamo denunciato in una lettera inviata al ministero della Salute all’esplodere dello scandalo, il caso della Megal/Tradel ha riportato in piena attualità il discorso sulla comunicazione del rischio alimentare.
Nessuno ha allertato i consumatori, invitandoli a non acquistare o riconsegnare al venditore quel certo tipo di prodotti, della tal marca, appartenenti a un determinato lotto, né vietato a bar e ristoranti di utilizzarli per toast, panini e tramezzini.
Che risposta avete ricevuto dal Ministero?
Una risposta per molti versi stupefacente: benché le indagini della Guardia di Finanza fossero in corso da due anni, il ministero della Salute non era stato informato. L’intervento dei Nas su tutte le ditte che hanno intrattenuto rapporti commerciali con le aziende indagate è stato disposto solo a partire dal giorno in cui la vicenda è uscita sui giornali.
Un caso che dimostra l’incapacità delle diverse strutture dello Stato di coordinarsi per gestire il rischio. Da non dimenticare, tra l’altro, che lo scandalo ha avuto una dimensione internazionale: il “prodotto” della frode era venduto in diversi Paesi europei, come Spagna, Germania, Belgio… Il Ministero ha attivato il sistema di “allerta rapido” europeo, previsto per far fronte agli allarmi alimentari… peccato che gli stabilimenti incriminati erano nel frattempo stati chiusi dalla Guardia di Finanza, da oltre un anno.
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