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Indagine Ue sulla sicurezza del ciclisti. Meglio le corsie riservate o…

di Maurizio Caprino

La curiosità è tanta: l’Etsc sta avviando un progetto su tutto il territorio della Ue per migliorare la sicurezza dei ciclisti, andando a vedere Paese per Paese che cosa va e che cosa no.

Sono curioso di vedere che cosa va e che cosa no in Italia, dove l’affollamento, l’orografia e la speculazione edilizia fanno sì che manchino i percorsi protetti e che quindi le bici si trovino in balìa dell’indisciplina di chi guida veicoli a motore.

E cerchiamo di non raccontarci che la promiscuità su strada è un valore, come ha fatto domenica scorsa il “Corriere della Sera” riferendo di alcuni positivi esperimenti fatti nel Centro Europa (anche in grandi città), dove alcuni spazi sono stati aperti e messi in comune ad ogni genere di veicolo senza che ci siano stati incidenti o blocchi totali del traffico.

Cose del genere da noi si riuscirebbero a fare solo in qualche paesino, dove tutti si conoscono e quindi s’innesca un controllo sociale tale che chi si comporta male pubblicamente è fritto. Sul resto del territorio italiano, nella migliore delle ipotesi bloccheremmo il traffico: siamo troppo diffidenti l’uno verso l’altro, quindi o ci fermeremmo anche quando gli altri sembrano volerci cedere il passo oppure ci muoveremmo contemporaneamente agli altri.

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Parlo come automobilista, che peraltro rinuncia alla bici per paura degli altri automobilisti, per cui la mia opinione non è certo risolutiva.

Nel contesto italiano, secondo me sono sicuramente meglio le corsie riservate o, meglio, sarebbero meglio… il condizionale è d’obbligo in quanto vedo spessissimo corsie ciclabili (ad esempio in Viale Caprilli) deserte ed i ciclisti che transitano sulla strada, sfiorati dalle auto.

Ho letto che a molti ciclisti le piste non piacciono, e non sarò io a sindacare su un’opinione piuttosto che un’altra (Leggi il parere del Presidente dellaFiab) tuttavia una volta che c’è, perchè non usarla?

Fermo restando l’inciviltà di molti automobilisti, che non è in discussione, resta il fatto che i ciclisti pretendono (giustamente) il rispetto dei loro Diritti su strada, salvo poi non rispettare le norme per la circolazione, cosa questa che mi sembra un paradosso.

Le luci non le accendono, il giubbino non lo indossano e molti in città si isolano dal traffico con le cuffiette. Una mancanza di rispetto verso gli altri, ma a discapito anche della loro sicurezza, che non capisco, ma a quanto si legge tutto il mondo è paese….

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