Articolo aggiornato dopo la pubblicazione
Leggo su Il Salvagente
Più vitamine, più acidi grassi preziosi per la salute. Vacche libere di pascolare e alimentate con erbe che si traducono in un prodotto profumato e ricco di nutrienti. Sono queste le promesse dei latti “speciali”, che in cambio di un prezzo elevato finiscono sulla tavola degli italiani che cercano di mangiare meglio.
Latti che però qualche volta tradiscono le aspettative, e finiscono per essere un prodotto meno pregiato del dovuto, o persino annacquato. Come spiega il test del Salvagente in edicola questa settimana e in vendita nel nostro negozio on line.
È quanto testimonia il test che il Salvagente pubblica nel numero in edicola, condotto su 7 latti, 3 di piccole e presunte accurate produzioni locali, una bolognese, una beneventana e una bolzanina.
E altri 4, di carattere più industriale: il Mukki benessere cuore con omega 3; il latte Primavera di Tre valli e due varietà della Centrale del latte di Roma, quella di Alta qualità e quella Gran sapore. Obiettivo: misurare proteine, grassi “buoni” e più in generale la qualità del latte per verificare la reale utilità di pagare un prezzo più alto.
La prima grande sorpresa emersa dalle analisi è un caso di frode. Riguarda il Latte nobile dell’appennino campano. Il latte di eccellenza, sponsorizzato e finanziato dalla Regione Campania, e promosso a primo presidio del latte di Slow Food, è annacquato, dice il test condotto dal Labs, il Laboratorio alimenti, benessere e sicurezza della facoltà di Farmacia dell’Università Federico II di Napoli guidato da Alberto Ritieni.
Da quanto tempo vada avanti la frode non è chiaro. Anche perché manca un monitoraggio del parametro rivelatore. A quanto ci risulta, non esistono analisi ufficiali della Asl sul latte nobile campano. E i test per l’autocontrollo commissionati dai produttori non contemplano la crioscopia, l’esame in grado di svelare l’annacquamento del latte.
Peraltro, a dispetto del suo carattere locale – a km zero – il latte nobile viene analizzato su base volontaria in Sicilia, dal Corfilac, un centro di ricerca accreditato, nonostante sul territorio di produzione siano presenti diversi laboratori specializzati. Sembra insomma che per evitare il contatto con latte meno pregiato si preferisca il contatto con l’acqua.
Aggiornamento del 15 maggio 2012: Gli allevatori non hanno barato. L’annacquamento del latte nobile dell’appennino campano, denunciato la settimana scorsa da queste pagine, è di fatto imputabile al confezionatore del prodotto di eccellenza, l’azienda agricola Vallepiana. La soluzione del caso è arrivata in tempi rapidissimi.
Gioacchino Majone, proprietario dell’azienda agricola Vallepiana, si dice mortificato: “È un brutto episodio, ci sono rimasto male”. E spiega l’accaduto come un incidente del processo produttivo. Il suo impianto, sulla stessa linea di produzione, imbusta due tipi di latte, quello nobile campano e quello di alta qualità (3-4mila litri), conferito anche dagli allevatori della stessa zona del nobile. Per tenerli distinti, come impone la legge, deve fermare la macchina e farvi circolare acqua alla riaccensione. Una sorta di lavaggio. Al termine di questa “spinta” entra in circolo il latte, diretto al confezionamento.
Precisa Majone: “L’impianto tratta 60 litri al minuto. Se non chiudi l’acqua per tempo, finisce nel latte. E in alcune confezioni se ne trova l’1, il 2, il 3%. Il problema è che di latte campano ne lavoro poco, 300-400 litri per volta, perciò la spinta di acqua può essere un problema”.
Considerato che il problema comporta l’invendibilità del prodotto, Majone ha trovato un modo per prevenire altri annacquamenti. “Ho avvertito l’operatore di tarare il cronometro in modo da impedire l’immissione di acqua nel latte. E nel disciplinare di produzione del latte nobile abbiamo inserito il controllo della crioscopia (che rivela l’annacquamento, ndr) ogni 40 buste”.
Dopo la pubblicazione della notizia della frode del latte, le istituzioni campane che vigilano sull’agroalimentare annunciano una stretta sui controlli. Antonio Limone, commissario dell’Istituto sperimentale zooprofilattico del Mezzogiorno (Izsm) di Portici afferma che chiederà alla Regione Campania di inserire il latte nobile campano nel circuito dei controlli ufficiali, svolti di routine dalle Asl.
Dal canto suo, la Regione sta studiando il caso. Secondo Giampaolo Parente, veterinario dell’ispettorato regionale di Benevento ed estimatore del latte nobile, “stante l’obbligatorietà dell’azione penale, c’è da aspettarsi che gli uffici preposti ai controlli (Asl, Nas, Forestale, ndr) vadano a verificare confezionatore e allevatori. Ma forse saremo noi, in autotutela, ad attivarli”.
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Il secondo scivolone emerso dalle nostre analisi riguarda un altro prodotto di nicchia, il latte fresco di Bologna delle Mucche di Guglielmo: in questo caso il test del Salvagente ha evidenziato che il prodotto risulta “cotto”, vale a dire trattato ad alta temperatura, e con un contenuto di grassi inferiore al dichiarato.
Nei due latti locali citati come nel resto del campione, non emerge alcuna criticità sanitaria: la prova sulla carica batterica è sempre negativa. Ma un difetto comune all’intera rosa selezionata è la scarsa affidabilità delle informazioni nutrizionali riferite nell’etichetta.
Proteine, grassi e calcio sono quasi sempre presenti in quantità inferiori al dichiarato. E i tanto ricercati grassi “buoni” sono notevolmente inferiori alle aspettative.
Salvo quando vengono addizionati al latte, come nel latte Mukki con olio di pesce.
Clicca QUI per leggere le tabelle con i risultati del test.
Slow Food e allevatori si riservano di adire le ie legali contro Il Salvagente. Tanto clamore danneggia gli allevatori. Certi editori dovrebbero speculare meno e invece puntano principalmente a vendere copie, costi (agli altri) quel che costi http://www.qualeformaggio.it/index.php?option=com_content&view=article&id=973:rubino-llatte-nobile-frode-reagiremo-nelle-sedi-opportuner&catid=4:attualita&Itemid=10
ed infatti è stato scritto un aggiornamento dettagliato nel post
Latte Nobile scagionato. L’imbottigliatore ha ammesso di non aver curato bene la taratura della macchina di confezionamento