leggo su Altroconsumo
Ieri via email, ma soprattutto oggi con i social network, le notizie non vere (ma che lo sembrano) sono in grado di raggiungere un numero sempre crescente di persone e di rimanere nel web per tanto tempo.
Ma come nascono le bufale? Chi le mette in giro e a che scopo? E chi le diffonde, fino a farle diventare in molti casi credenze universali?
Per rispondere a queste domande abbiamo condotto un’inchiesta che è andata a scovare alcuni esempi clamorosi di bufale più o meno recenti per capirne (assieme ad esperti) le loro dinamiche.
Alla base della prodigiosa diffusione della stragrande maggioranza delle bufale online, notizie prive di fondamento o semplicemente non più o non del tutto vere e sfuggite al controllo del loro primo diffusore, c’è la pigrizia mentale di chi vi si imbatte e non ha il tempo, la voglia o l’idea di cercare un riscontro a ciò che legge nella casella di posta elettronica, nella bacheca di Facebook, nei messaggi su Twitter.
“Non c’è una fabbrica delle bufale”, ci ha raccontato Paolo Attivissimo, giornalista informatico e ideatore del sito http://www.antibufala.info, che da anni raccoglie segnalazioni sulle panzane più diffuse sul web. “Sono gli utenti stessi a confezionarle e spesso sono l’espressione delle loro paure, delle loro preoccupazioni, anche delle loro paranoie”.
Come se diffondere notizie false non fosse di per sé già evidentemente sbagliato, in alcuni casi può davvero innescare meccanismi pericolosi.
Pensiamo alla bufala sul fantomatico virus informatico il cui nome è lo stesso di un file di sistema di Windows.
Se lo trovo e lo cancello, come l’appello suggerisce di fare, e invito i miei amici a fare altrettanto, il risultato è che finisco per fare davvero un danno al computer di tutte le persone coinvolte.
E i rossetti al piombo che fanno venire il cancro?
Una bufala che si ripercuote in maniera devastante sulle aziende coinvolte e sui loro lavoratori.
Esistono alcuni segnali che devono farci insospettire: una email “urgente”, con molti punti esclamativi, che invita a inoltrare “a tutti i tuoi amici”, che si chiude con velate minacce (“Se non diffondi ci saranno conseguenze”) deve farci dubitare della veridicità dell’appello, al di là del fatto che sia già stata inoltrata da tante persone.
Non inoltrate nulla se non avete il tempo di confermarlo e fatevi sempre delle domande sulla logica e la veridicità di ciò che vi viene comunicato. In caso di dubbio, poi, cercate su Google con parole chiave, o sui siti che si occupano di bufale, se la notizia sospetta è già stata segnalata come bufala.
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