Di per sé, l’operazione dell’altro ieri con cui la Guardia di finanza ha scoperto alla raffineria Eni di Taranto un traffico di prodotti petroliferi adulterati che finivano nei nostri serbatoi non è una novità: cose del genere accadono da sempre e con le stesse modalità (leggete il comunicato cliccando sul link in apertura).
Però inutile negare che ora, con la crisi e la guerra dei prezzi, il problema è sapere se dietro le offerte super-convenienti dei distributori low-cost (sia con marchio proprio sia con marchio di compagnie petrolifere) ci siano carburanti di scarsa qualità o addirittura adulterati, che fanno danni per migliaia di euro su motori e impianti di alimentazione.
La risposta che viene da quest’operazione è no: i gestori ne escono innocenti, perché ignari delle adulterazioni, avvenute durante il trasporto per opera di camionisti e titolari di depositi. Dunque, è possibile che qualche automobilista abbia fatto il pieno con prodotti scadenti pagandoli anche tanto.
Però non dobbiamo dimenticare dietro un prezzo molto conveniente ci possono essere anche cisterne tenute male (quindi prodotti con dentro acqua o detriti) o truffe sulle quantità (l’ultima è stata scoperta dalla Gdf la settimana scorsa a Pescara, con tanto di addetti che distraevano i clienti).
Occhi sempre aperti, dunque.