Tralasciamo ovviamente la grande ipocrisia governativa che sfrutta il gioco d’azzardo (e se si chiama d’azzardo ci sarà un perchè) per aumentare le entrate e poi deve (o dovrebbe?) utilizzare risorse economiche per curare chi cade nella ludopatia.
Ed infatti da una parte ti avvisano dei rischi e dall’altra sono loro ad esporti al rischio… un esempio perfetto del Comma 22
Tempo fa leggevo dell’ipotesi di creare un’Agenzia che monitorasse il problema sociale causato dal proliferare del gioco d’azzardo ed il Governo aveva dato parere positivo purchè non comportasse l’impiego di risorse economiche il che è ovviamente non è possibile; l’ipotesi di attingere dagli incassi statali dei giochi (che mi pare si aggirino, al netto delle vincite, sugli 8 miliardi di €) per recuperare i 4,5 milioni di € necessari è stata giudicata fuori questione….
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La Guardia di Finanza ha recentemente controllato ben 2.264 esercizi pubblici, contestando 563 violazioni e sequestrando 184 videopoker illegali. Ha inoltre scoperto 203 punti scommessa irregolari. I dati, da cronaca nera, riguardano tutto il territorio nazionale e si riferiscono allo scorso mese d’agosto.
Dimostrano, semmai fosse necessario comprendere, come questa piaga sociale (la cosiddetta ludopatia, vale a dire una frenesia irrefrenabile a giocare d’azzardo, altrimenti nota come Gap) si stia allargando a macchia d’olio.
Nella stessa indagine (altro dato allarmante) sono state denunciate 290 persone di cui undici per violazione delle norme a tutela dei minorenni, alcuni dei quali sono stati trovati a giocare o a scommettere proprio durante questi controlli (caso che prevede la chiusura dei locali da 10 fino a 30 giorni).
La ludopatia da slot machine, secondo una recente indagine del Codacons, colpisce il 50% dei disoccupati italiani. Ne risultano affetti il 33% dei giocatori di videolottery, il 25% delle casalinghe e il 17% dei pensionati.
Allarmante è poi la percentuale di giovani che sviluppa dipendenza: in Italia gli studenti coinvolti nel fenomeno sono cresciuti del 17%. Pesanti anche i dati sulle perdite economiche: l’85% dei giocatori subisce ammanchi nel proprio stipendio pari a circa 40 euro al giorno , mentre il restante 15% (che invece vince), ne guadagna mediamente 120 euro. Sempre secondo lo studio Codacons, il ludopatico medio è disoccupato, spesso straniero, con bassa scolarizzazione e affetto da problemi relazionali.
Sono 15 milioni i giocatori stimati in Italia (due milioni a rischio patologico, ben 800.000 a livello patologico). Sono invece 80 i miliardi spesi in Italia nel solo 2011 (erano 14 nel 2000) e di questi 6,4 in Emilia-Romagna (1.840 euro la spesa pro-capite).
Costi sociali enormi che si stimano in 6,6 miliardi, a fronte dei 7 miliardi di entrate provenienti dalla tassazione. Il 42% dei giovani tra i 15 e 19 anni ha giocato almeno una volta.
Recentemente, l’Assemblea regionale dell’Emilia–Romagna ha approvato all’unanimità una legge contro il gioco d’azzardo. In nove articoli ha definito i principi generali e gli strumenti per il contrasto, la prevenzione e la riduzione del rischio della dipendenza ludica. Agisce in collaborazione con istituzioni scolastiche, gli enti locali, le Aziende sanitarie locali, il Terzo settore e diverse associazioni.
Si istituisce anche il marchio “Slot freE-R” da dare ai gestori di esercizi commerciali, circoli privati e di altri luoghi deputati all’intrattenimento, che scelgono di non installare le famose e fastidiose slots, vale a dire apparecchiature appositamente pensate e costruite per trascinare della dipendenza le persone più esposte psicologicamente.
All’interno delle loro sale da gioco i gestori sono obbligati ad esporre un test di verifica, predisposto dall’Ausl competente, per una rapida autovalutazione del rischio di dipendenza oltre a depliant informativi.
Recentemente a Reggio Emilia è nata anche la prima struttura terapeutica (senza costi per i pazienti) contro queste patologie. Si chiama Pluto e il luogo è segreto. E’ stata messa in piedi dall’Associazione centro sociale papa Giovanni XXIII e dalla Regione Emilia-Romagna.
Pluto ospita attualmente sei persone, inviate dalle Asl. Durante il ricovero si fanno test diagnostici specifici, colloqui individuali, gruppi psicoeducativi, lezioni specifiche sul gioco d’azzardo e sui pensieri cognitivi erronei oltre ad attività culturali, ricreative e ludiche.
L’associazione reggiana ha già maturato una lunga esperienza nel recupero di questo tipo di malati, lamentando di non poter lavorare con il paziente per 24 ore al giorno che, nei casi più gravi, è indispensabile.
Fonte: E-R Consumatori
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