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Emergenza terre rosse: esistono alternative ai diserbanti?

Ambientein sintesi un articolo che leggo su Rinnovabili:

Complici un inverno piovoso e le temperature miti, le nostre campagne e tutte le aiuole di città si sono ricoperte di un manto erboso più abbondante e vigoroso del solito.

Sarà per questa ragione che l’utilizzo dei diserbanti nelle ultime settimane balza agli occhi con maggiore evidenza.

Il segno del passaggio degli erbicidi è inequivocabile, le suddette erbe spontanee assumono in pochi giorni una colorazione che va dal giallo al rosso, toni tipici delle foglie in autunno.

Le calde tinte fuori stagione sono visibili ai margini stradali o in interi campi e la diffusione del fenomeno è tale da far sorgere preoccupazioni e numerosi interrogativi sui rischi che l’utilizzo di certe sostanze chimiche può provocare nel breve, medio e lungo periodo ai nostri territori.

L’utilizzo degli erbicidi è molto diffuso nell’agricoltura convenzionale. Gli antichi, faticosi e dispendiosi metodi dell’eliminazione manuale delle erbe dannose dalle coltivazioni, sono stati sostituiti da molti anni dalla chimica.

Più recente la pratica di utilizzare sostanze diserbanti lungo i margini stradali, considerata più conveniente dei tradizionali tagli periodici delle erbe troppo vigorose.

 L’Anas ha tra i suoi compiti, la manutenzione del verde lungo le strade statali. Ci siamo rivolti al suo ufficio stampa chiedendo informazioni sulla diffusione dell’utilizzo degli erbicidi nella pulizia dei bordi stradali, sulle sostanze utilizzate, sulle precauzioni prese per la tutela della salute di operatori e cittadinanza, sul rapporto con le amministrazioni locali i cui territori sono interessati dallo spargimento di tali sostanze chimiche.

La manutenzione del verde e la pulizia delle pertinenze lungo le strade statali viene affidata dall’Anas, secondo uno specifico capitolato tecnico nazionale, a ditte specializzate e abilitate che utilizzano, nelle forme e secondo le prescrizioni previste, appositi prodotti consentiti dalla normativa europea, nazionale e regionale vigente, registrati presso il Ministero della Sanità e reperibili in commercio senza la necessità di particolari autorizzazioni per l’acquisto.

Per questo motivo, l’Anas non conosce i quantitativi utilizzati.  Si tratta di prodotti non pesticidi, biodegradabili, solitamente a base di glyphosate, che non lasciano residui tossici dopo la loro applicazione e vengono utilizzati in percentuali e con modalità tali da non risultare pericolosi o nocivi né per l’uomo né per l’ambiente.

Non è più dunque lo stesso personale dell’Anas ad occuparsi della pulizia, ma società specializzate a cui la manutenzione viene affidata in appalto. All’Azienda Nazionale Autonoma delle Strade resta comunque il compito di verificare il corretto operato delle esecutrici. A noi invece restano i timori sulle conseguenze che comunque queste sostanze hanno sull’ambiente.

Partiamo da un problema di grande attualità, sempre a causa delle insistenti piogge di questo inverno. Le erbe con le loro radici svolgono una fondamentale funzione di trattenimento del terreno, aiutando inoltre l’acqua a penetrare in profondità.

In assenza di un compatto tappeto di erbe spontanee è più probabile che le scarpate franino verso il basso o quantomeno che la terra disciolta invada la carreggiata con conseguente rischio di incidenti.

Una volta distrutto, il manto erboso è difficile da ricostituire; infatti il diserbo è più efficace per alcune erbe che per altre e le più resistenti, nelle annate successive, non avendo più competizione naturale, si faranno più aggressive. In pratica iniziare l’utilizzo dei diserbanti costringe a proseguire stagione dopo stagione.

E la biodiversità, per la cui difesa i capi di Stato dell’Unione Europea si accordarono per una strategia che doveva frenarne la perdita entro il 2010, non è più un tema interessante?

Per alcune erbe spontanee le zone marginali costituiscono l’ultimo territorio possibile e impedirne la crescita significa impoverire l’intero ecosistema, favorendo poche specie potenzialmente più dannose e difficili da controllare.

Gli effetti del veleno non possono essere limitati alle sole erbe indesiderate, si estendono inevitabilmente alle  specie animali, coinvolgendo l’intera catena alimentare. L’uomo non ne resta certamente escluso, si pensi soltanto all’abitudine della raccolta di piante spontanee per uso alimentare.

Per il professor Gianni Tamino, docente di Biologia presso l’Università degli studi di Padova, il glyphosate si trasforma in una sostanza attiva che viene assorbita dal terreno e uno studio scientifico pubblicato dalla rivista  Cancer collegherebbe l’uso del glyphosate all’aumento del numero di persone colpite da linfoma non Hodgkin.

L’erba, come ogni vegetale, vive grazie alla fotosintesi che consuma anidride carbonica, la grande imputata per i cambiamenti climatici. In città, per contrastare il calore, si raccomandano tetti e balconi verdi, che senso ha dunque rinunciare al compito svolto dalle erbe spontanee nella produzione di ossigeno?

Infine, vale la pena soffermarsi sull’impatto estetico di tale pratica. Al verde brillante punteggiato di fiori variopinti, si contrappongono tristi scene di erbe morenti, per le quali è comunque necessario intervenire con il taglio se non si vuole anticipare di qualche mese il fenomeno degli incendi di sterpaglie.

I diserbanti vengono ampiamente utilizzati in agricoltura, anche se molte esperienze provano ad indicare altre strade, appare difficile pensare di rinunciarvi nell’epoca delle monocolture.

Viviamo in un’epoca in cui la consapevolezza che il nostro destino è legato alla tutela dell’ambiente è molto diffusa. E’ il momento, dunque, di intervenire contro pratiche, apparentemente comode, che hanno già ampiamente dimostrato di essere insostenibili nel lungo periodo.

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