A Venezia e in altre città ci sono ristoranti senza cuoco che servono ai clienti pasta, lasagne e pietanze di carne e di pesce comprati nel reparto surgelati all’ipermercato.
Quando arriva in cucina il cibo viene riscaldato e poi con un’abile maquillage a base di salse e altri ingredienti finisce nel piatto dei clienti.
Per le minestre e le zuppe si preferiscono i barattoli da 5 kg. In questi casi si travasa qualche mestolo nella pentola per riscaldare e poi si aggiungono olio e spezie. Ci sono anche finte “pizzerie” senza forno a legna dove si usano solo pizze surgelate riscaldate nel microonde.
La stessa cosa avviene in alcuni “bar tavola calda” di Milano durante l’intervallo del pranzo.
Il cliente è informato?
Premesso che tutti questi modi di fare il ristoratore sono leciti e anche la scelta dei prodotti da servire ai clienti è una scelta autonoma, l’unico problema è il modo di fare sapere al cliente in modo chiaro che in cucina si usano piatti pronti precotti e o surgelati o che il pizzaiolo non esiste.
In Francia per cercare di risolvere il problema ed eliminare la confusione generata da questi nuovi ristoranti, una proposta di legge vuole differenziare i locali che usano piatti precotti surgelati e/o precucinati, da quelli dove in cucina c’è un vero cuoco.
Un altro elemento di scarsa trasparenza si riscontra in molti locali dove si serve pesce…..
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C’è da dire che però questi’ cibi si riconoscono, io ho beccato un ristorante a Tolfa, ci ha portato i ravioli dopo poco e mezzi duri e freddi, ovvio che non ci sono andata più, anche le pizze surgelate si conoscono lontano un miglio.
Ovvio che ste cose andrebbero denunciate