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Sparirà l’indicazione dello stabilimento di origine dalle etichette? Ma il Governo se ne frega…

Un aggiornamento del 2 febbraio 2015: Sede dello stabilimento sull’etichetta: i supermercati dicono sì. Interrogazione all’UE. Dicitura necessaria per tutti i prodotti italiani confezionati all’estero

Una lettera interessante e che la dice lunga sul disinteresse dei politici: Supermercati Unes: sì allo stabilimento di produzione in etichetta. Se non si modifica la norma si aiuta chi vuole delocalizzare la produzione in paesi a più basso costo

lente alimenti

Ormai ci siamo a quanto pare; scrive infatti il Fatto Alimentare che a meno di un intervento del Governo, che non pare interessato alla cosa, dal 14 dicembre 2014 (data di applicazione del regolamento UE n.1169/2011) l’indicazione sull’etichetta della sede dello stabilimento di produzione o confezionamento non ci sarà più.

Il Ministero dello sviluppo economico non ha manifestato l’interesse al mantenimento della dicitura. Anzi pare che abbia manifestato la volontà di non mantenere la scritta attraverso una nota informativa diffusa alle associazioni delle varie categorie produttive lo scorso luglio e mai resa effettivamente pubblica.

E come sottolinea il Fatto Alimentare:

….importante insistere con questa richiesta per agevolare il lavoro dei sanitari quando si trovano ad affrontare una seria emergenza alimentare.

Un esempio verosimile riguarda un’eventuale intossicazione da botulino. Dopo la visita al pronto soccorso dallo sventurato consumatore e la rassegna dei cibi assunti, occorre immediatamente identificare il prodotto e contattare lo stabilimento di produzione per allertare i cittadini.

A questo punti ci sono due possibilità: risalire subito allo stabilimento di origine indicato sull’etichetta, oppure rintracciare lo stabilimento interpellando l’azienda che ha apposto il marchio sulla confezione e che magari ha la sede all’estero.

Se il problema accade di sabato o domenica sarà necessario aspettare ore e forse  giorni e il botulino potrebbe provocare altre vittime e forse dei morti. Non si tratta di un evento così improbabile e la Direzione generale per la sicurezza degli alimenti e della nutrizione del Ministero della salute sa di cosa stiamo parlando e sa che il rischio c’è ed è serio. In Italia l’allerta botulino è scattata tre volte negli ultimi 16 mesi!

Il mese scorso, scrivevo nel post dedicato alla vicenda: fare la cosa giusta per tutelare i cittadini, dovrebbe essere un dovere per lo Stato, senza che vi sia bisogno di una raccolta* di firme.

(* Il sito Io Leggo l’Etichetta  ha raccolto 16.000 firme, con un’interrogazione rivolta al Governo e discussa pochi giorni fa. Se penso ai numeri dell‘indignazione facile del web di fronte a problemi meno importanti, se non addirittura a bufale… 😦

Meglio sarebbe incanalare tempo ed energie aderendo ad iniziative concrete, nel sostegno di iniziative atte a tutelare i cittadini-consumatori, evitando che si calino sempre più nei panni di sudditi… e che mirino ad ottenere un reale cambiamento, così come fanno Avaaz, Oxfam ed altre organizzzazioni.

Sarebbe poi il caso di ricordare quella 17enne americana che ha fatto piegare la testa a colossi come Coca Cola & Pepsi oppure a quei boicottaggi contro aumenti ingiustificati di prodotti alimentari.

Forse è meglio un mi piace in meno e qualche firma, seppur virtuale, in più.

Leggi anche: Ministero politiche agricole chiede a Ministero sviluppo economico il ripristino dell’obbligo per i prodotti italiani

 

4 commenti su “Sparirà l’indicazione dello stabilimento di origine dalle etichette? Ma il Governo se ne frega…

  1. Poppea
    2 febbraio 2015
    Avatar di Poppea

    Ah ecco…

  2. Paoblog
    2 febbraio 2015
    Avatar di Paoblog

    si e no, perchè l’Italia poteva chiedere di mantenere questa indicazione…

    “Il Ministero dello sviluppo economico non ha manifestato l’interesse al mantenimento della dicitura. Anzi pare che abbia manifestato la volontà di non mantenere la scritta attraverso una nota informativa diffusa alle associazioni delle varie categorie produttive lo scorso luglio e mai resa effettivamente pubblica.”

    e poi, il Ministero politiche agricole ha chiesto al Ministero sviluppo economico il ripristino dell’obbligo per i prodotti italiani

    quindi la UE fa danni, ma l’italietta non fa nulla per rimediare

  3. Poppea
    2 febbraio 2015
    Avatar di Poppea

    Ma ti rendi conto che bisogna chiedere il permesso per mettere lo stabilimento di produzione? è vergognoso!

    Quindi stavolta non è l’italietta ma europettal

  4. Madamin
    2 febbraio 2015
    Avatar di Madamin

    ho letto quanto indicato in calce al post d’aggiornamento… tutto ciò è di una tristezza infinita. Io mi domanderei anche: perchè tutta questa gente va a produrre fuori?

    E’ vero che noi, sotto l’aspetto dei regolamenti nel settore alimentare, siamo avantissimo (cosa rara negli altri paesi) – e questa cosa ci tutela alla grande nei riguardi dei contraffattori perchè abbiamo controlli e leggi ferree (anche se spesso vengono aggirate e i truffatori ci sono comunque) – e forse si cercano scorciatoie ma CI DEVE ESSERE DELL’ALTRO.

    Possibile che vogliano tutti andare fuori?

    Secondo me c’entra anche il mercato del lavoro: troppo caro in Italia, troppe tasse e troppo SINDACATO. E’ più facile lavorare fuori, dove le leggi sono più vantaggiose per chi vuole fare impresa (no burocrazia e no capestro sindacale – e non mi venite a dire che in Europa non c’è tutela dei lavoratori perchè non è vero – non sto parlando della Cina più arretrata).

    Cosa si aspetta ad alleggerire le tasse per chi fa impresa? E’ diventato insostenibile il costo sopportato dalle aziende ed i nostri prodotti costano molto di più rispetto a quelli di altri paesi – perciò si vende di meno, si produce di meno, si crea meno lavoro e via così…

    Questa è la mia opinione.

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