Alcuni mesi fa ho scritto il post Ridurre i rifiuti? Si può fare, ma dateci degli imballi riciclabili ed oggi leggo su Il Fatto Alimentare un interessante articolo di Luca Foltran (qui in sintesi) che farà sorridere la Signora K da sempre in lotta con l’uso smodato della plastica per le confezioni degli alimenti.
Vero è che, ad esempio, da quando acquistiamo la verdura e parte della frutta da Cortilia.it, eliminando le vaschette del supermercato, siamo riusciti a ridurre i rifiuti in plastica del 20-25% il che non è male.
Se poi anche le aziende facessero confezioni che puntino a diminuire le dimensioni dell’imballo ovvero sfruttando tutto lo spazio disponibile nella confezione, sarebbe meglio…
Resta il fatto che spesso Volere è potere ed infatti…
Dagli scarti delle mele ai sacchetti per la pasta
Il riciclo delle capsule del caffè? Dipende dall’approccio dell’azienda…
Riciclo: imballaggio biodegradabile dagli scarti agro-industriali
Il sacchetto dei biscotti Macine Mulino Bianco è riclabile? Si e no.
Un polimero semicristallino fabbricato tramite la fermentazione batterica potrebbe rivoluzionare il mondo del confezionamento alimentare.
Si chiama PBS, acronimo di polibutilene succinato, ed è un polimero semicristallino ottenuto attraverso la fermentazione batterica.
Il PBS biologico si può produrre facilmente a partire da materiale cellulosico e fonti rinnovabili di biomassa vegetale (piante , scarti da potatura e rifiuti vegetali) e si prevede che in futuro la capacità produttiva aumenterà.
Le confezioni a base di PSB sono state testate su prodotti alimentari, come il formaggio, le verdure pronte, la carne e il pesce.
Altro punto a favore la possibilità di utilizzarlo per produrre pellicole, vassoi e sacchetti con le stesse tecnologie che usano attualmente per i materiali di imballaggio tradizionali.