Fonte: Michele Masneri
Capannoni, centri commerciali, rotatorie, compro oro, centri massaggio, palme, palme sintetiche, infrastrutture fuori scala, villette, ville, alluminio anodizzato, cave.
È il libro-strenna perfetto per la coda lunga dell’effetto-Expo e per passare il Natale sotto l’Albero della vita questo Atlante dei classici padani (Krisis Publishing) dei bresciani Filippo Minelli, Emanuele Galesi, Francesco D’Abbraccio e Andrea Facchetti.
Con furia classificatrice alla Bouvard e Pécuchet l’Atlante (che è anche un progetto multimediale, Padania Classics) cataloga orrori e detriti anche psicanalitici del paesaggio padano, tra invenzioni politiche (prima appunto Padania, ora “macroregione”), l’horror vacui cementizio, e un’arte poverissima diffusa.
Tutti i fantasmi della nostra megalopoli preferita in 660 fotografie alla Ghirri di piscinette e statue “dell’assessore” e sculture in vetroresina, e un apparato statistico straniante, che sarebbe piaciuto all’ingegner Gadda: dal capitolo “Padania Facts” si apprende che tra materiali alluvionali, capannoni, alte velocità e alte capacità, ogni padano ha a disposizione 1,8 metri di strade asfaltate, sei mezzi a motore, mezzo maiale.