Le più grandi aziende del mondo usano olio di palma senza sapere se questo venga coltivato su terreni ricoperti in precedenza dalla foresta pluviale.
In nome del profitto, tralasciano le precauzioni minime per evitare la deforestazione massiva che ha sradicato ogni angolo di natura in Indonesia.
L’ultimo rapporto di Greenpeace è una tirata d’orecchie per 14 grandi multinazionali sedute alla Tavola rotonda sull’olio di palma sostenibile (RSPO), già rivelatasi un meccanismo di greenwashing utile a celare gli interessi commerciali più biechi.
L’elenco comprende – Colgate-Palmolive – Danone – Ferrero – General Mills – Ikea – Johnson & Johnson – Kellogg – Mars – Mondelez – Nestlè – Orkla – PepsiCo – Procter & Gamble – Unilever
Secondo l’analisi di Greenpeace, nessuna di queste aziende è in grado di tracciare al 100% la provenienza dell’olio di palma che utilizza per i suoi prodotti.
L’italiana Ferrero è l’unica che riesce, quasi del tutto, a certificare gli standard di sostenibilità dei fornitori.
Ma la maggior parte delle ditte non sa nemmeno cosa sta comprando….
Lettura integrale qui: Olio di palma, aziende incapaci di tracciare i fornitori
Scrive su Il Fatto Alimentare il biologo docente universitario Roberto Cazzola Gatti:
Dichiarare che possa esistere un olio di palma sostenibile è come dire che l’energia ottenuta bruciando carbone non è inquinante.
Il problema è che un olio di palma sostenibile prodotto senza tagliare le foreste dovrebbe avere origini conosciute e quindi tracciabili e questa è un’illusione.
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