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App e ricerche sul web: dove vanno a finire i dati sulla nostra salute?

app-mobileHai qualche chilo in più e hai deciso di scaricare un’app per controllare quante calorie assumi o per tracciare i tuoi percorsi quando vai a correre? Hai un disturbo e ti informi online su cosa può essere, oppure scrivi su un forum di persone che soffrono della tua stessa malattia?

I dati che produciamo ogni giorno, sul web o con lo smartphone sono materiale potenzialmente interessante anche per il mondo della salute, dalle aziende farmaceutiche ai produttori di rimedi di vario tipo, fino al sistema sanitario e alla ricerca scientifica.

Una miniera d’oro di informazioni da cui si estrae conoscenza, che – usando internet e smartphone – alimentiamo spesso senza accorgercene, con tutti i rischi e i vantaggi che questo si porta dietro: perché come sempre, quando si parla di tecnologia e dati personali, il confine tra progresso e mancanza di tutele, tra accesso a servizi gratuiti e privacy è sottile e facile da oltrepassare.

In questo caso più che mai, visto che parliamo di dati in grado di rivelare lo stato di salute, così delicati da essere definiti per legge sensibili.

Su Facebook, grazie alle informazioni che gli utenti danno con i “mi piace”, i post e altro si possono realizzare campagne pubblicitarie che compaiono solo sulle bacheche di chi ha dimostrato certe preferenze, così da fornire contenuti più interessanti. Producendo, in sostanza, contenuti a loro collegati su cui vanno a finire persone che fanno una certa ricerca.

Il tema è critico anche per le app, quelle che contano i passi e le calorie, monitorano i battiti cardiaci, aiutano a ricordare i farmaci, prevedono le fasi dell’ovulazione o molto altro: chi mai si prende la briga di leggere le lunghe e minuscole condizioni d’uso?

Le questioni aperte rispetto alla privacy garantita sono ancora tante. Il nuovo regolamento europeo sulla privacy  potrebbe dare maggiore chiarezza legislativa, ma il rischio è che nel frattempo possa succedere un po’ di tutto tra le tante regole non specifiche, vecchie e difficili da applicare, soprattutto quando si parla di dispute con i grandi colossi non europei, tipo Google, Facebook o Apple, per cui oltretutto ci sono in gioco interessi enormi.

Nel frattempo, serve coscienza.

È necessario sapere che quando scarichiamo applicazioni o lasciamo tracce digitali è fondamentalmente accettare uno scambio di valori: anche se i servizi sembrano gratuiti, in cambio stiamo rinunciando a una parte della nostra privacy.

lettura integrale qui: Dove vanno a finire i dati sulla nostra salute? – Altroconsumo

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