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Il tempo che ti piace buttare, non è buttato. (J. Lennon)

Un libro: Le regole di Mosca

di Daniel Silva

BestBeat – Pagg. 408 – € 6,90 venduto

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Trama: Gabriel Allon è seduto su uno dei blocchi di cemento armato che nel cuore di San Pietro proteggono l’obelisco egizio, quando Boris Ostrovskij compare in fondo alla piazza.

Allon si alza e si lascia risucchiare da una folla di allegri pellegrini polacchi fin nell’atrio della Basilica. È in piedi davanti all’altare papale quando Ostrovskij entra dal portico. Il russo punta verso la cappella della Pietà.

Quando Gabriel Allon finalmente lo raggiunge, il russo è in ginocchio davanti al basamento, il volto sollevato verso il soffitto, gli occhi fuori dalle orbite, i lineamenti della faccia irrigiditi in un’espressione di puro terrore, le mani serrate intorno alla gola.

Ad Allon non resta che allontanarsi di gran carriera. È il restauratore più amato del Vaticano, come potrebbe giustificare la sua presenza lì, accanto al cadavere di un russo assassinato probabilmente con una letale dose di veleno?

Come potrebbe svelare che lui è in realtà il miglior agente segreto di Israele? E che il russo è un libero giornalista di un settimanale di inchiesta sulle tracce di Ivan Borisovic Charkov, ex Quinta direzione generale del KGB, capo di un gigantesco impero finanziario?

“Le regole di Mosca” ci offre un ritratto incomparabile della Nuova Russia e della sua capitale, una città in cui tutto sembra ancora ruotare attorno al primo principio della dottrina di Stalin: la morte risolve tutti i problemi. Niente uomini, niente problemi.

Letto da: Paolo

Opinione personale: Negli ultimi anni mi sembra che i libri di spionaggio si siano sempre più tramutati in libri d’azione, con trame poco credibili e problemi politici e/o di terrorismo risolti scegliendo la via più complicata e rischiosa.

Insomma, i romanzi degli anni ’70-’80 di Ken Follett, Frederick Forsyth e Robert Ludlum hanno tracciato una storia letteraria che mi sembra ormai interrotta.

Anche questo libro, come quello dello stesso autore letto in precedenza, (La ragazza inglese) risente dei soliti difetti ovvero di cattivi che sembrano essere invincibili e poi si fanno fregare come dei dilettanti e buoni composti da agenti addestrati che sembrano volersi complicare l’esistenza.

Per qual che mi riguarda la lettura è diventata più avvincente verso il finale che però è deludente.

Sarà che ha ragione l’amica Laura quando dice che ho una mente criminale, tuttavia visti gli attori in gioco, ovvero il Mossad, avrei risolto in maniera più veloce e pulita.

Informazione

Questa voce è stata pubblicata il 27 settembre 2016 da in L'angolo dei libri - le nostre recensioni con tag , , , , .
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