in sintesi un post di Licia Corbolante che puoi leggere integralmente cliccando QUI
Le comunicazioni sulla legge di bilancio 2018 sono anche di interesse lessicale perché si scoprono parole nuove: il mese scorso sono stati annunciati fondi per caregiver, in questi giorni invece per care leaver.
Sono parole finora sconosciute a gran parte degli italiani, non ancora registrate dai dizionari e facilmente confondibili se non si sa l’inglese.
Cosa significano esattamente? Sono anglicismi insostituibili oppure esistono alternative italiane che non sono state prese in considerazione dai legislatori?
Ai media invece l’anglicismo piace, anche se sarebbe facilmente evitabile. In questo titolo, ad esempio, chi assiste sarebbe molto più comprensibile di caregiver:
Né caregiver né care leaver (nei comunicati scritto erroneamente con la –s finale) passano il test dei criteri di condotta definiti da Francesco Sabatini:
1 Sei veramente padrone del significato di quel termine?
2 Lo sai pronunciare correttamente?
3 Lo sai anche scrivere correttamente?
4 Sei sicuro che il tuo interlocutore lo comprende?
Faccio mie le conclusioni di Sabatini: quando anche uno solo di questi requisiti non è rispettato, vuol dire che chi usa l’anglicismo sta facendo una brutta figura, sta usando quel termine per pigrizia, oppure disprezza l’interlocutore.