Scrive Roberto La Pira in chiusura dell’articolo citato in calce: Quando si focalizza l’attenzione sulla necessità di ridurre drasticamente il consumo di acqua minerale… è facile restare soli.
Aggiungerei che quando bisogna cambiare abitudini o semplicemente mentalità (incluse convinzioni inesatte) si sbatte contro un muro di gomma.
A parte alcune realtà dove l’acqua del rubinetto non è il massimo, resta il fatto che in molte località la si può bere tranquillamente.
Eppure vedo i miei genitori, ultra80enni, che abitano al secondo piano di una palazzina senza ascensore che continuano ad usare le bottiglie di plastica ovvero cestelli faticosi da portare in casa e, ovviamente, circa 700/800 bottiglie all’anno da smaltire.
Plastica inutile a parte, in ogni caso è un costo in soldoni, assolutamente evitabile. Niente da fare, non la comodità, non l’ambiente, non la spesa inutile. Non c’è verso.
Nella giornata della terra, quest’anno l’attenzione è stata focalizzata sull’invasione della plastica negli oceani e sulla presenza di microparticelle nei pesci.
Il quotidiano La Repubblica ha dedicato uno speciale Robinson ospitando interventi di esperti, autorità, altri giornali e tv hanno dato ampio spazio al tema.
Diversi hanno suggerito di disincentivare l’uso di stoviglie di plastica, ridurre gli imballaggi di frutta e verdura nei supermercati, non usare cannucce a perdere nei bar e c’è chi propone di tassare gli oggetti monouso di plastica. Si tratta di idee da vagliare tutte degne di interesse.
Le isole Tremiti, per esempio, hanno già deciso per il no alle stoviglie e ai piatti di plastica monouso.
Pochissimi – ma forse sarebbe meglio dire nessuno – hanno focalizzato l’attenzione sull’esagerato consumo di acqua minerale in bottiglie di plastica da parte degli italiani.
Dimenticanza, distrazione, superficialità… può darsi, eppure nella vita quotidiana la maggior parte delle persone si imbatte in una bottiglia di minerale…
Fonte & lettura integrale (consigliata): Il Fatto Alimentare