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La posizione dell’Ente di certificazione di fronte allo scandolo dei prosciutti

La lettera pubblicata su Il Fatto Alimentare è lunga, tuttavia merita la lettura

Prosciutto di San Daniele: la posizione dell’ente di certificazione di fronte allo scandalo di “Prosciuttopoli”

Per quel che mi riguarda, ho letto con calma la lettera e le mie sono osservazioni da semplice consumatore qual sono.

Partendo dal presupposto che ”la redazione ha contattato più volte l’Istituto, senza ricevere riscontri,” vien da dire che se avessero risposto da subito alla richiesta forse sarebbero stati più credibili, ora, a scandalo scoppiato.

Se infatti il Fatto Alimentare ha trattato con superficialità la vicenda, quale occasione migliore che rispondere alle loro richieste e smontare quindi le loro apocalittiche opinioni?

Dopo di che, leggo che su 810.000 prosciutti, 80.000 sono stati dissequestrati. Bene, ma ne restano 730.000, mica pochi.

E se il resto è stato dissequestrato previa smarchiatura, ovvero declassandoli, di che stiamo a parlare?

Da consumatore, anche il solo leggere della sospensione dell’ente certificatore per irregolarità sostanziali, è sufficiente per innescare un dubbio sulla Dop.

Dopo una lettura attenta, sono nate alcune riflessioni in merito…

Leggo che “i toni apocalittici hanno gettato discredito sugli organismi di certificazione”.

A me pare che ci siano riusciti bene anche da soli, visto che la sospensione non è stata causata dagli articoli de Il Fatto Alimentare, ma da una condotta che vista da qui appare poco professionale, dato che se un Ente certificatore non certifica al meglio…

Leggo che “chi doveva informare si è preoccupato solo di montare e propagandare uno scandalo”.

Come già detto perchè l’Ente non ha ritenuto di rispondere alla richiesta di informazioni e/o commenti in merito?

Comodo (e pure sospetto) trincerarsi in silenzio dietro ad un muro, salvo lamentarsi dopo.

Leggo che “i numerosi sequestri hanno consentito di distrarre dal circuito tutelato tutti i prosciutti in relazione ai quali vi era anche solo un sospetto di non conformità.”

Bene, ottimo, ma si tratta di una situazione che non doveva neanche verificarsi, quella che ci fossero in giro prodotti “certificati, ma non conformi”.

In pratica le Procure hanno fatto “dopo” quello che dovevano fare Ente e Consorzio “prima”.

“Il diritto dei consumatori ad aver acquistato un prodotto di qualità coerente con quanto certificato e pagato è stato salvaguardato.”

Questo passaggio è umorismo allo stato puro, visto che il diritto dei consumatori è stato salvaguardato solo dell’intervento delle Procure.

Leggo della “paventata negligenza del personale dell’Istituto” e mi chiedo: se tutti hanno operato con professionalità, come mai c’erano prodotti non conformi nel circuito?

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