Nei giorni scorsi, dopo l’ennesimo sequestro di alimenti avariati che, se immessi sul mercato, potrebbero causare problemi a noi consumatori, una volta di più mi sono chiesto (come molti altri), perchè non si facciano i nomi delle aziende e/o marchi coinvolti, in modo da permettere al consumatore di scegliere con cognizione di causa il prodotto da acquistare e, tanto più, eliminarlo se presente in dispensa.
Ho ritenuto più corretto chiedere a chi ne sa più di me, piuttosto che azzardare delle ipotesi, anche se ciò che pensavo si è dimostrato corretto.
Pubblico quindi la risposta gentilmente inviatami (nonostante il periodo vacanziero) da Malacibus.
Per quanto riguarda i nomi o marchi delle aziende coinvolte nei sequestri, occorre attendere gli accertamenti penali delle persone implicate. Bisogna anche attendere gli esiti di laboratorio di eventuali analisi richieste dalla magistratura per avere la certezza e il tipo di reato.
Sotto questo punto di vista la legge è garantista, e non permette la comunicazione di nomi o marchi alla stampa o ai cittadini fino ad indagini concluse, va da sè che per situazioni di grave pericolo per la salute pubblica, la comunicazione è invece immediata.
Concludendo, la stampa nazionale da eco a notizie che allarmano i consumatori e i cittadini, senza poi occuparsi del seguito, ossia la chiusura di una notizia parziale, funzione di solito relegata alla stampa locale di dove si è verificato il fatto, a beneficio dunque di una piccola parte dell’opinione pubblica.
La nostra mission è anche questa, cioè, cercare di ottenere informazioni utili ai consumatori il più complete possibili, ma il velo di omertà che copre grandi interessi economici, pubblicitari e anche politici, è estremamente compatto e difficile da perforare.
°°°
In chiusura devo dire che considerando i tempi biblici della giustizia italiana e, come giustamente osservano gli amici di Malacibus, il fatto che la stampa non dia mai seguito alla notizia iniziale, va da sè che noi consumatori saremo sempre all’ultimo gradino della scala. Insomma, ci dobbiamo arrangiare da soli ed a questo punto la microinformazione dei Blog ed il passaparola credo siano fondamentali per tutelarci.
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Come al solito. Il consumatore è l’ultima maglia di una catena malata che anche l’informazione ha contribuito a creare. Si lancia la notizia sull’ onda della moda informativa del momento, e poi ce ne si dimentica fino al prossimo morto per salmonellosi.