Leggo su Il Salvagente
Non soffre certo di concorrenza (se non con qualche dolce che, però, difficilmente varca i confini provinciali) e unisce le tavole di tutta la Penisola. La colomba è la protagonista dei dolci da ricorrenza e non c’è versione arricchita che possa metterne in dubbio il primato. La voglia di tradizione non attraversa solo i consumatori ma pervade anche le scelte dei grandi produttori.
Non ce n’è uno, per esempio, che non vanti in etichetta il termine classico, italiano o tradizionale, con riferimenti continui anche alla lievitazione naturale segno distintivo di questi dolci (anche di quelli industriali) e ai tempi necessari per produrre una colomba degna di questo nome.
Da qualche anno, poi, a fare un po’ di chiarezza è anche l’imposizione di non usare più grassi estranei al burro, coloranti o ingredienti di scarsa qualità. E così, tanto per fare un solo esempio, è fortunatamente sparita dalle etichette la margarina.
Ma se la ricetta tradizionale è abbastanza rigida (le variazioni sono poche, la più importante è quella delle versioni senza canditi, riservate generalmente ai bambini), ciò non significa che i dolci presenti sugli scaffali siano tutti uguali.
L’ennesima dimostrazione la offre il test che, come ogni anno, il Salvagente ha condotto su quanto propone il mercato in questo periodo e che il settimanale pubblica nel numero in edicola da giovedì 14 aprile, e che in vendita nel nostro negozio on line.
Il giornale dei consumatori ha scelto 8 campioni (per ragione di tempi, i primi usciti nei supermercati italiani) e come di consueto li ha sottoposti a un panel di 8 assaggiatori (divisi equamente tra amanti di questo dolce ed esperti del settore).
A questa giuria è stato chiesto di valutare ogni singolo aspetto delle colombe, secondo uno schema di degustazione che ripercorre quelli standardizzati per valutare dolci di questo genere. Ovviamente gli 8 concorrenti del test erano rigorosamente anonimi, e chi li valutava non aveva alcun indizio per riconoscerne il produttore (per non subire condizionamenti).
I risultati sono abbastanza rassicuranti: sei colombe su otto hanno meritato per lo meno la sufficienza, tanto nella seduta di assaggio che nelle altre prove su qualità degli ingredienti e trasparenza delle etichette.
Solo due sono state penalizzate da profumi e sapori anomali o poco gradevoli: si tratta della Maina, che ha mostrato odori di bruciato considerati eccessivi e una scarsa sofficità all’assaggio e di Paluani, che ha perso punti tanto per l’insufficiente lievitazione che per sentori troppo forti di vaniglia.
Peccati veniali, se volete, ma sufficienti per distinguere questi due dolci da gran parte dei campioni che non avevano grandi difetti. E soprattutto dai due che hanno meritato la cima della classifica, le due migliori colombe del test: Tre Marie e Bauli, decisamente superiori alla media degli altri prodotti assaggiati.