di Alberto Puliafito
Edid. Aliberti – Pagg. – € 17,00
«Quando sei neutrale, o ti dichiari tale, è importante capire da chi ricevi finanziamenti».
«È vietato all’appartenente alla Cri il rilascio di interviste a soggetti terzi».
(dal codice etico della Croce rossa italiana)
CRI: Attraverso documenti e testimonianze, l’inchiesta di Alberto Puliafito svela, per la prima volta in Italia, tutto ciò che si nasconde dietro un simbolo universalmente conosciuto solo nel suo volto buono.
L’immaginario collettivo esalta la Croce Rossa Italiana per la sua opera in campo sanitario, di assistenza sociale, protezione e difesa civile, solidarietà umanitaria.
Una struttura di cui in teoria non si può parlare male, ma che ha luci e ombre: un organismo finanziato con soldi pubblici commissariato (prima dal 1980 al 1998, poi dal 2003 fino ad oggi), anche se dovrebbe essere indipendente: per molto tempo, anche uno strumento per fare politica estera.
Il caso dei 154 immobili di cui si sono perse le tracce nel bilancio della Cri. Quello dei pacchi dono per l’Abruzzo, o dei 3 milioni di € per Haiti, donati dagli italiani attraverso gli sms, utilizzati per pagare i pasti dei delegati di altri Paesi.
Poi ci sono gli stipendi d’oro dei dirigenti. Il Commissario straordinario prende 230.000 € all’anno ed il Direttore generale 194.000 €…
O il 118 siciliano, divenuto in campagna elettorale una macchina per assunzioni, con un danno per le casse pubbliche che, dice la procura della Corte dei Conti, arriva a 37 milioni di euro. Puliafito ha aperto il vaso di Pandora, a quanto pare, ricco di sorprese non proprio esaltanti.
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Una clamorosa inchiesta di Report, la trasmissione di Milena Gabanelli, ha ulteriormente approfondito l’argomento.
Una Croce Rossa in rosso, non è un gioco di parole, ma lo stato del bilancio di un ente pubblico che è sotto di cinquanta milioni.
Un ente pubblico che da sempre viene soccorso dai contribuenti che riversano nelle sue casse tanti soldi, fino a 160 milioni di euro annui senza mai sapere come questi soldi vengono spesi.
La pubblicazione dell’ultimo bilancio visionato dalla corte dei conti risale infatti al 2004.
Sono 150.000 i volontari che dedicano gran parte del proprio tempo libero alla raccolta di fondi per la croce rossa e 5.000 i dipendenti che lavorano tra sprechi e clientele.
Donazioni che spesso non vengono usate per l’intervento immediato, ma per le spese di gestione del personale o per sanare i buchi del bilancio.
E’ una delle contraddizioni della Croce Rossa italiana, il cui Commissario viene nominato dal Governo, in violazione dei principi di indipendenza e neutralità che regolano gli enti omologhi negli altri paesi occidentali.
L’inchiesta di Report, firmata da Sabrina Giannini, svela con testimonianze e documenti inediti come viene gestito l’immenso patrimonio immobiliare in possesso della Croce Rossa e denuncia anche i numerosi casi di assenteismo.
Fonti: Aliberti Editore / Report / Vanity Fair (Intervista di Camilla Strada all’autore)