Secondo me più che di leggende metropolitane è il caso di parlare di Disinformazione; c’è da capire se sia interessata o causata dalla scarsa professionalità di chi è pure pagato per scrivere…
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Un articolo di Roberto La Pira che leggo sul Il Fatto Alimentare
Tre bufale circolano sui giornali.
La prima riguarda lo yogurt fatto con il latte in polvere, poi ci sono gli sprechi domestici che ormai avrebbero raggiunto il 30 % della spesa, e i succhi di arancia senza arance.
Purtroppo queste bufale vengono rilanciate continuamente sui più importanti quotidiani nazionali (le ultime citazioni riguardano il Corriere della sera e la Repubblica di martedì 27 e 30 settembre) in articoli firmati da giornalisti e opinionisti di rilievo.
Per la questione yogurt basta leggere i documenti originali, per capire che la proposta fatta non riguardava l’aggiunta di latte in polvere, ma di una pre-concentrazione del atte destinato a diventare yogurt presso le centrali per risparmiare carburante nel trasporto.
Si tratta di una proposta condivisibile, visto che lo stesso latte quando arriva in azienda viene sempre pre-concentrato e poi inoculato con i fermenti per diventare yogurt e che la qualità non cambia.
Il secondo punto riguarda gli italiani spreconi, che buttano via fino al 30% della spesa. Il dato che circola piace molto ai giornalisti, ma è ottenuto da un’indagine priva di fondamento statistico, fatta su un campione di pochissime famiglie e firmata da un’associazione di consumatori (Adoc). In questo caso per contestare i dati basta leggere il questionario e, senza scomodare i centri di ricerca, rendersi conto di quanto sia poco credibile.
Lo stesso professor Andrea Segrè dell’Università di Bologna, fondatore di Last minute market, in un’intervista rilasciata al nostro sito pochi mesi fa non parla di sprechi domestici, ma focalizza l’attenzione sulla produzione agricola che resta sul campo (3,3%), sull’industria alimentare che spreca il 2,3% di ciò che produce e sulla grande distribuzione che trova conveniente distruggere un altro 1,2% (il 40% costituito da prodotti ortofrutticoli)”.
Non cita lo spreco domestico perchè non esistono dati. In ogni caso, quante famiglie buttano via il 30% della spesa, ovvero quasi due delle sei borse comprate al supermercato il sabato pomeriggio? Io non ne conosco.
Il succo di arancia senza arance è un’altra favola metropolitana. La normativa europea non ha mai cambiato la composizione delle aranciate fatte con il 12 % di succo o dei succhi che contengono il 100%. La norma interessa le “bibite senza succo” che circolano da anni in Europa.
Queste bevande riportano in etichetta la dicitura “bibita al gusto di arancia” oppure “bibita al sapore di arancia”, seguita dall’elenco degli ingredienti (zucchero, coloranti, conservanti e aromi) e nelle bottiglie non si possono riportare foto o immagini di arance o agrumi.
Questi sono fatti che si possono criticare o commentare, ma non stravolgere come accade spesso.
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