Un post dedicato all’amica Poppea che si è battuta invano contro la centrale a carbone dell’Enel a Civitavecchia; d’altro canto oltre a Porto Tolle, c’è la riconversione di vecchie centrali come Vado Ligure, La Spezia, e Rossano Calabro, o addirittura la costruzione di nuove centrali come Saline Ioniche, con un livello di investimenti, pubblici e privati, dell’ordine di 10 miliardi di euro.
Con buona pace del risparmio energetico e delle fonti rinnovabili, ma soprattutto dimenticandosi che l’aumento delle emissioni prodotte dal consumo di carbone alza il volume della CO2.
P.S. A prescindere che il carbone sia o meno una fonte di energia pulita, resta il fatto che si promettono tutte le cautele del caso ai cittadini, salvo poi scoprire che, ad esempio, a Porto Tolle dieci dirigenti dell’Enel avrebbero omesso di installare o far installare impianti ed apparecchi destinati a prevenire disastri e/o infortuni sul lavoro a causa dell’emissione di inquinanti oppure non avrebbero attuato l’ambientalizzazione della centrale.
Va da sè che anche esistessero tecnologie tali da ridurre a zero l’impatto ambientale, si scopre che non vengono utilizzate per risparmiare…; su questa basi dove vogliamo andare?
P.S. 2 – Senza dimenticarci della svizzera Repower che non intende sporcare di fuliggine le Alpi ed allora la centrale a carbone la vuole fare in Calabria. 😉 Altro che Scoprirmi verde dentro, come dicono sul loro sito…
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Ben 250 milioni di euro di danni ambientali, sanitari ed economici, destinati a salire a 9 miliardi di euro nel corso della vita produttiva della centrale rumena di Galati e 45.000 giorni di malattia all’anno, equivalenti a un tasso di morte prematura di 40 casi ogni anno.
A dare i numeri è Greenpeace, impegnata in una nuova battaglia, questa volta contro la volontà di Enel di costruire una centrale a carbone sul territorio rumeno, a Galati, che potrebbe mettere in serio pericolo ambientale e di salute l’area adiacente la centrale nei primi 200 km di raggio.
Dimostrativo e volutamente plateale lo stile della protesta, partita a bordo di una enorme mongolfiera che ha sorvolato i cieli tra Bucarest e Galati, sulle cui fiancate l’associazione ambientalista ha lanciato 2 messaggi piuttosto inequivocabili: “Enel killer del clima”, da una parte, e “Enel minaccia Galati con 40 anni di inquinamento”, sull’altra.
Il bilancio che Greenpeace ha prospettato è tutt’altro che rassicurante.
“La centrale dovrebbe bruciare carbone importato dall’Ucraina – si legge nel comunicato diffuso dall’associazione – questo vorrebbe dire un traffico di milioni di tonnellate del combustibile più sporco e dannoso sulle acque del Danubio, per 40 anni; e in quello stesso arco temporale un utilizzo insostenibile delle risorse idriche del fiume, nonché la realizzazione di un’area di stoccaggio di ceneri e scorie a cielo aperto, dalla quale si disperderebbero grandi quantità di inquinanti a poche decine di chilometri dal delta del Danubio, una delle aree di maggior pregio naturalistico in Europa”.
Senza contare, poi, i risvolti “fiscali” della vicenda, dato che per Galati, essendo un’area tax free, non ci sarebbe alcun beneficio tributario.
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A me lo dici!!!
qui ci sono camion che fanno avanti e indietro e navi che arrivano con container dove non si sa’ che c’è dentro.
Ma Greenpeace nun poteva venì qui!Certo i svizzeri mica so’ minki, sai le tonnellate di roba tossica che ci hanno scaricato in italia?
Comunque insisto sul fatto che la gente ti fa’ quello che tu gli permetti di farti fare…..e noi ste cose le permettiamo