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I pomodori che usa Pomì…

Pomì-Ieri leggevo della polemica nata dall’annuncio fatto da Pomì, circa l’origine padana (nel senso geografico del termine) dei pomodori utilizzati nel ciclo produttivo.

Ironico notare come in questo caso sul web si parli di boicottaggio nei confronti di Pomì, quando abbiamo ogni giorno sotto gli occhi comportamenti discutibili di aziende che fanno della sofisticazione alimentare una regola e dopo le prime deboli proteste si passa oltre.

Ad esempio, leggevo anche che “Nei primi nove mesi del 2013 sono stati sequestrati beni e prodotti per un valore di 335,5 milioni di euro soprattutto con riferimento a prodotti base dell’alimentazione come la carne (24 per cento), farine pane e pasta (16 per cento), latte e derivati (9 per cento), vino ed alcolici (8 per cento), ma anche in misura rilevante alla ristorazione.

Quindi meglio punire chi dice una verità, seccante quanto si vuole, piuttosto che boicottare chi ogni giorno avvelena le nostre tavole, da Aosta a Palermo?

Molti si sono attaccati al fatto che i rifiuti tossici siano arrivati dal Nord e quindi a questo punto come lombardo dovrei offendermi?

Invece no, perchè probabilmente è vero, così come è vero che è stata la camorra ovvero la criminalità del posto a gestire il tutto, a totale danno dei loro stessi conterranei, cosa della quale peraltro questi delinquenti se ne fregano.

Quindi un tot di delinquenti del Nord in giacca & cravatta in collaborazione con dei camorristi hanno fatto danni irreparabili e con chi ce la prendiamo? Con Pomì che sottoliena in fatto che i suoi pomodori sono coltivati in aziende della pianura padana. Ci farei la firma se le aziende sane del Sud facessero nomi & cognomi della aziende del Nord che agiscono scorrettamente nei loro confronti…

Leggo poi della precisazione dell’azienda e del loro comunicato, “a tutela dei consumatori, rispettando il lavoro delle nostre aziende agricole e del personale dipendente che garantiscono l’origine del nostro pomodoro. Qualità del lavoro e rispetto dell’ambiente sono i nostri valori per i quali da sempre investiamo”.

Fermo restando che i problemi di frodi alimentari e/o di pratiche scorrette si verificano ovunque, (vedi lo scandalo dei formaggi a Cremona, nel 2009) è altresì vero che se ci sono territori altamente inquinati sui quali vengono coltivati pomodori (o altro) io francamente non vorrei ritrovarmeli nel piatto e quindi mi sta bene che un’azienda dica “Pomì utilizza solo pomodori freschi dei soci del Consorzio Casalasco, coltivati nel cuore della Pianura Padana, ad una distanza media inferiore ai 50 km dagli stabilimenti di confezionamento.”

Affermazione che peraltro sarebbe oltremodo gradita se dal Lazio mi confermassero che il pecorino è veramente italiano e non prodotto in Romania; il problema in realtà nasce da quei giornali che titolano “solo pomodori del Nord per Pomì” .

Meglio innescare polemiche che informare i lettori. Ed il bello è che poi il popolo del web abbocca…

Ad esempio nonostante avessi dato fiducia alle bufale campane nonostante i vari scandali degli ultimi tempi, la notizia degli ultimi giorni circa il sequestro di 5200 bufale in 21 allevamenti nel casertano, ha dato il colpo di grazia alle mie buone intenzioni, per cui cambierò le mia abitudini d’acquisto orientandomi sulla mozzarella di bufala laziale; e speriamo in bene.

A proposito di frodi & sofisticazioni alimentari: Il pesce L’olio extravergineL’olio spagnolo e non soloCarne di cavallo non dichiarataLatte con aflatossine

Guarda anche la puntata del 4 novembre di Mi Manda Rai 3

4 commenti su “I pomodori che usa Pomì…

  1. Madamin
    5 novembre 2013
    Avatar di Madamin

    SONO D’ACCOOOOORDOOOOOOOO!!!!!!!!!!

  2. Poppea
    5 novembre 2013
    Avatar di Poppea

    Sentivo che molte ditte del sud comprano pomodori in cina e poi non so’ che cazzo di procedimento fanno e li inscatolano come prodotto italiano, perché sembra che non importi dove sia stato coltivato il prodotto ma dove è stato confezionato.

    Io comperavo il latte della “centrale del latte di roma” finchè non mi sono accorta che quello parzialmente scremato, che io non compero quasi mai, preferisco l’intero aggiungendo poi dell’acqua, è prodotto a Caserta.

    Sono passata alla fattoria dl latte sano” che dichiara, almeno spero sia vero, la raccolta del latte in zona.

    E’ un casino; i pomodori io me li faccio da sola non compero scatolame, farina, pasta e formaggi li devo per forza comperare e allora bel problema!!! Il pecorino romano si chiama così ma la maggior parte viene prodotto in Sardegna.

    Peccato che alla Farnesiana abbiano solo mucche da carne, se avessero avuto le mongane, avrei risolto il problema latte.

    La carne la prendo da loro quando macellano, come alcuni dei formaggi. Mi hanno detto che se voglio latte possono sentire una fattoria vicino ma per 4 litri a settimana non voglio scomodarli

  3. Morbida Dolcezza
    5 novembre 2013
    Avatar di Morbida Dolcezza

    Per quanto mi riguarda, è da parecchio tempo che non acquisto mozzarella di bufala in genere, ma soprattutto campana.

    Purtroppo è un dato di fatto che quei territori siano stati inquinati al punto che ci sono zone che ormai sono irrecuperabili e nonostante questo ci coltivano pure sopra.

    Forse te l’avevo già raccontato ma al mio paese fino a qualche anno fa c’erano tante fontane di acqua sorgiva purissima (come tu ben sai, l’Irpinia è ricca d’acqua che poi però vende alla Puglia).

    Ora l’acqua di quelle fontane è stata dichiarata non potabile perché, per vari motivi che puoi immaginare, la falda acquifera è inquinata.

    Guarda caso in questi ultimi anni i casi di tumore si sono moltiplicati in maniera impressionante e per chi conosce le mie zone sembra davvero impossibile dal momento che tutto è così genuino, o perlomeno, lo è in apparenza.

    Sai, lì ogni famiglia, o quasi, coltiva il proprio orto, i propri alberi da frutto etc. ed io mi chiedo: con quale acqua vengono irrigati questi orti? Mah.

  4. Francesco
    5 novembre 2013
    Avatar di Francesco

    Giustissimo.

    D’altra parte non si può essere ipocriti: è normale sapendo quel che succede cercare di evitare di acquistare cose provenienti da zone dove l’agricoltura e pesantemente a rischio inquinamento.

    Io stesso considerando che qui molto prodotti anche non industriali provengono dal casertano m’informo ed evito, puntando su cose provenienti dal salernitano o al Cilento.

    In fondo è anche un modo per non chiudere gli occhi e porre all’attenzione certi problemi sperando che sia da esempio per reagire e combattere la malavita organizzata e i loro sporchi affari.

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