Metropolitana di Milano, sera tardi. Due immigrati parlano fitto nella loro lingua, appoggiando la loro stanchezza alla parete del vagone.
Ma nel dialogo affiorano espressioni a me “familiari”, anche se pronunciate col loro accento straniero.
Tendo l’orecchio e scopro che sono prese pari pari dai quiz per gli esami patente. I poverini si stavano confrontando su quelle espressioni oscure già a un italiano medio, figurarsi a uno che non ha padronanza della nostra lingua.
Questo è un altro elemento da mettere nelle riflessioni sul fatto che ora si è scelto di tornare agli esami fatti solo in italiano.
Per cercare di colmare il gap che separa molti immigrati da quel minimo di conoscenze teoriche necessarie per districarsi con regole e segnali come farebbe almeno un italiano medio, la Fondazione Ania e il ministro dell’Integrazione hanno avviato un’iniziativa di istruzione, con una piattaforma di e-learning (Download CS Drive in Italy (2)).
I più meritevoli potranno anche frequentare un corso di guida sicura. Speriamo non resti solo una goccia nel mare.
Trovo giusto che la patente in Italia si prenda in lingua italiana altrimenti vai a prenderla dove parli la lingua; non credo che in Inghilterra un italiano possa conseguire la patente in lingua italiana anche perchè credo che le regole siano diverse