Ieri stavo leggendo un articolo, che puoi scaricare accedendo ai File del Gruppo FB (Paoblog & i suoi bloggers) nel quale si racconta di una malattia (la vulvodinia) che colpisce il 15% delle donne e che non viene riconosciuta nel 30% dei casi.
Facendo due conti, i dati 2012 dicono che le donne in Italia sono oltre 37 milioni, ragion per cui si parla di 5.550.000 di donne ammalate e ben 1.665.000 alle quali i medici non hanno saputo fornire una diagnosi.
Si tratta di una patologia dolorosa che colpisce la donna nel quotidiano prima, (nei casi più gravi non si riesce a stare sedute, ad esempio), ma coinvolgono anche la vita di coppia.
Va da sè che leggere di donne che dopo aver avuto visite da più ginecologi, si sentono dire che si tratta di un problema psicologico, fa capire sia l’impreparazione medica, sia la gravità della vicenda, dato che effettivamente molte ne soffrono, e poche ne parlano e, va da sè, molte non risolvono.
Ho avuto modo di constatare che circa il 60% di chi mi legge sono donne, ragion per cui reputo che la lettura dell’articolo citato sia interessante per tutte, anche fosse solo per aiutare un’amica in difficoltà.
Anche gli Ometti, però, dovrebbero leggerlo, dato che questa malattia influisce pesantemente sulla vita sessuale della coppia. E capire che quello che sembra essere un problema psicologico, in realtà è un doloroso problema fisico può essere d’aiuto ad entrambi.
Fortunatamente esiste la AIV, un’Onlus che come raccontano sul loro sito: lavora per far conoscere la patologia; per aiutare i medici a individuarla e curarla; per dare strumenti utili alle donne che ne soffrono, per parlare, confrontarsi e superare le difficoltà; per studiarla con metodo, valutandone la diffusione e sperimentando terapie efficaci.