leggo di un’interessante novità creata da Paolo Attivissimo (& Elena Albertini), sperando che nel tempo aumentino le persone che verifichino prima di inoltrare bufale e/o falsi appelli.
Scrive in merito Attivissimo: Debutta infatti Bufalopedia, un sito di rapida consultazione che consente di cercare nelle indagini antibufala in base alle parole chiave (nomi, luoghi, frasi particolari).
Il popolo del web sembra non recepire il messaggio ovvero che diffondere notizie false e/o inesatte significa solo creare Disinformazione e, in seconda battuta, a furia di gridare “al lupo” quando arriva la notizia vera, l’allarme di cui tenere conto, ecco che si passa oltre.
Tempo fa un’amica, di solito attenta, è caduta nella trappola dell’elenco di marche di cibi contaminati dai metalli pesanti e lo ha ripubblicato su Faceboook.
In questo caso, dopo la mia segnalazione, si è quasi scusata per essersi fatta fregare da quello che sembrava un un avviso vero, corredato da un articolo di giornale, il che la dice lunga sulla qualità della stampa, come più volte ha sottolineato Roberto La Pira nei suoi articoli.
La maggioranza dei navigatori presi in fallo, però, se ne esce con un: che male c’è ad inoltrarlo?
E qui casca l’asino, perchè i danni ci sono e si abbinano con la scarsa consapevolezza del fatto che spesso si è responsabili della condivisione superficiale che diffama aziende e/o persone; al pari degli insulti scritti con leggerezza sulla bacheca Facebook.
Chi diffonde con leggerezza questi appelli, talvolta in calce indica frasi tipo “meditate, gente, meditate…”
Ecco, appunto, pensateci sempre prima di cliccare su Invio/Condividi senza sapere che cosa state inoltrando.