Spiace dirlo, ma ogni volta leggo che la fonte di una notizia è Coldiretti, prima di pubblicare sul Blog cerco informazioni aggiuntive, se non fosse che poi sulle maggiori testate online trovi solo un generico Copia & Incolla della velina di Coldiretti.
E tanti saluti all’informazione attendibile… ed infatti quando parli di certe tematiche sei sommerso dai luoghi comuni, se non da bufale vere e proprie.
Scrive ad esempio un lettore de Il Fatto Alimentare che:
Anche oggi, una signora che si ritiene di livello culturale superiore, durante una conversazione sulle eccellenze alimentari italiane, ha inveito contro la Barilla che, secondo lei, usa grano di pessima qualità. E’possibile che il web sia così micidiale nel divulgare bufale così madornali?
Secondo me non è il web ad essere micidiale nel divulgare bufale, ma i navigatori a crederci, senza mai porsi una domanda; oggigiorno “l’ho letto su internet” ha sostituito il vecchio “l’ha detto la tv”.
Tempo fa, in un post sulla bufala del Canone Rai illeggittimo, ho raccontato un episodio familiare:
Ho chiesto a mio padre chi lo avesse detto e lui ha citato quale fonte un quotidiano (online).
Continuo a ripetergli che la maggior parte dei quotidiani, oltre che ad abboccare a bufale vere e proprie, spacciandole poi per notizie, soffrono pure di una notevole perdita di qualità ovvero di attendibilità e spesso si trasformano in organi di Disinformazione.
I complici della Disinformazione però, che sia volontaria o per incapacità professionale, siamo noi, lettori, consumatori, cittadini.
Paradossale poi che l’indignazione del popolo del web sia sempre pronta a scendere in campo, ma se mettessero tanto impegno nel cercare di capire le notizie ancor prima di diffonderle, saremmo a posto.
Se le bufale girano da decenni, se continuano ad arrivare le mail esca con le vincite milionarie alle lotterie, è perchè c’è sempre gente che abbocca, così come ancor oggi c’è chi compra nel parcheggio dell’autogrill “la scatola che è rimasta sul camion”, salvo poi lamentarsi di essere stata truffato.
Ma si sa, è sempre colpa di qualcun altro… 😉
In calce trovi i link ad alcuni articoli correlati.
in sintesi un interessante articolo che leggo su Il Fatto Alimentare del quale consiglio la letttura
In Italia Coldiretti ha il ruolo di agenzia stampa nazionale per tutte le problematiche correlate al cibo, all’agricoltura e ai temi del mondo agro-alimentare.
Le informative raggiungono in modo capillare la quasi totalità dei giornali, dei siti internet e molti politici interessanti a questi argomenti, oltre agli uffici stampa dei ministeri.
Su alcuni temi delicati Coldiretti utilizza frasi ambigue, ma verosimili. La maggior parte dei giornalisti apprezza e riporta negli articoli i dati e le cifre presenti sui comunicati come se fossero verità assoluta.
I lanci di Coldiretti sono considerati alla stregua delle dichiarazioni ministeriali, delle notizie Ansa o delle prese di posizione UE.
Questa situazione è così diffusa che negli articoli sui giornali i numeri e le statistiche non sono dell’Istat, dell’UE o di un centro di ricerca ma sono preceduti dalla frase «…come riferisce Coldiretti».
In queste condizioni il parere di Coldiretti diventa l’unico riferimento, così che si trasforma spesso nella posizione ufficiale di diversi ministri.
Spesso il controllo di fatti e dati viene considerato superfluo perché si tratta di una fonte attendibile, mentre il contraddittorio è inutile perché pochi contrastano le tesi della lobby.
L’esito è che in prima pagina su Repubblica si parla di pane surgelato rumeno importato dai supermercati italiani e preparato con il legno delle casse da morto.
Per contro i giornali e i siti non trattano i temi sgraditi a Coldiretti perché se non arrivano comunicati dalla lobby vuol dire che il tema è poco interessante.
Seguendo questa logica la maggior parte dei media non ha preso in considerazione i circa 1800 cittadini italiani che in un anno hanno contratto l’epatite A a causa dei frutti di bosco surgelati.
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