Ritorna per l’ennesima volta la bufala del latte riciclato. Fatemi il piacere di non inoltrarla, se volete evitare di contribuire a generare allarmismo immotivato e Disinformazione.
Articolo aggiornato dopo la pubblicazione
Questa mattina un’amica mi ha girato una mail con un avviso circa il riciclo del latte scaduto; sapevo che era una bufala, ma non ricordavo i dettagli, per cui ho fatto una breve ricerca, trovando la spiegazione di tutto.
Come sempre vi invito a fare lo stesso prima di inoltrare mail con false indicazioni. Qualcuno una volta ha detto che preferiva inoltrare, nel dubbio, metti sia vero.. tanto che male si fa…?
Semplice, come minimo si fa Disinformazione. In realtà avvisi di questo genere non servono a nulla, se non a generare insicurezza e traffico inutile di messaggi.
Aggiornamento
Se interessa a tutti coloro che hanno incautamente diffuso il FALSO appello, cosa questa che equivale a fare DISINFORMAZIONE, leggo che questa Roberta Lusco che sembra fare da garante apparente del messaggio è semplicemente una utente di Facebook, che a quanto pare si è affrettata a rettificare, ma ormai il danno è fatto.
Se vedete nei supermercati gente che esamina i fondi dei cartoni di latte, non vi preoccupate: non sono terroristi intenti ad avvelenare i prodotti, ma vittime di questa bufala diffusa incautamente.
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Torniamo alla Bufala sul latte riciclato. Il post è stato scritto da Paolo Attivissimo. In calce il link al suo Blog.
Sta circolando un e-mail che mette in guardia contro il presunto pericolo costituito da alcuni cartoni di latte, che recherebbero un’indicazione del fatto che il loro contenuto è stato sottoposto più volte a pastorizzazione per reimmetterlo sul mercato.
Ecco il testo dell’appello:
Il latte in cartone, quando non è venduto dopo un determinato termine di tempo è rispedito in fabbrica per essere pasteurizzato un’altra volta…Questo processo può ripetersi fino a 5 volte, cosa che conferisce al latte un sapore diverso da quello iniziale, aumentando la possibilità di cagliare e riduce significativamente la sua qualità, nonché anche il valore nutritivo diminuisce…
Quando il latte ritorna sul mercato, il piccolo numero che vedete dentro il cerchietto nel file allegato viene modificato.
Questo numero varia da 1 a 5.
Sarebbe conveniente comprare il latte quando il numero non supera il “3”. Numeri superiori comportano una diminuzione nella qualità del latte. Questo piccolo numero si trova nella parte inferiore del cartone; se compri una scatola chiusa, è sufficiente controllare uno dei cartoni, tutti gli altri avranno lo stesso numero.
Ad esempio: se un cartone ha il numero 1, vuol dire che è appena uscito dalla fabbrica; ma se ha il numero 4, significa che è già stato pasteurizzato fino a 4 volte ed è stato rimesso sul mercato per essere venduto…
Si tratta di un allarme assolutamente fasullo: la cifra in questione non indica affatto il numero di volte che il latte è stato “riciclato”, ma è un numero di riferimento del sistema di confezionamento. Grazie a una lettrice, Valeria, abbiamo la spiegazione di un esperto di settore, il responsabile qualità della Centrale del Latte di Torino:
Gentile consumatrice, la ringrazio per questa segnalazione che, per rimanere in tema, definirei una bufala enorme. Il numero a cui si riferisce (se ho capito bene è quello impresso sul fondo del pacco di latte fresco, vicino al bordo) è il dosatore della macchina di confezionamento (le nostre confezionatrici ne hanno 4, quindi è normale trovare uno di questi numeri).
Le ricordo solamente che il latte fresco pastorizzato, per legge, può subire un unico trattamento termico. Internet è uno strumento utile e potente. Sovente però ci si imbatte in informazioni completamente inaffidabili.
Le origini di quest’appello sono spagnole o latinoamericane. L’appello, infatti, viaggia solitamente accompagnato dall’immagine che vedete in alto all’inizio dell’articolo, il cui nome è lecheencarton.jpg.
Cercando questo nome in Google emergono vari siti e post di newsgroup in spagnolo, come questo:
LLAMADA DE ATENCION
¿Sabes que la leche en cartón que no se vende dentro del plazo de caducidad regresa a la fábrica para ser re-pasteurizada y vuelve al supermercado de nuevo?. Increíble ¿verdad?. Pues la Ley permite a las centrales lecheras repetir este ciclo hasta 5 veces, lo que termina dejando la leche casi sin sabor y con una significativa reducción de su calidad y valor nutricional.
Cuando la leche llega al supermercado para la venta al consumidor final, el cartón debe exhibir un pequeño número que está marcado en su parte inferior. Ese número varía del 1 al 5. Lo mas que se debe tolerar es comprar leche hasta el número 3, es decir, leche que ha sido re-pasteurizada 2 veces, recomendándose no comprar cartones de leche cuyo número sea 4 o 5 ya que ello significa que la calidad de la lecha estará degradada. Si compras una caja cerrada, basta verificar el número de la caja ya que todos los cartones en su interior tendrán la misma numeración. Por ejemplo, si un cartón tiene el número 1, significa que es la primera vez que sale de la fábrica y llega al supermercado para su venta, pero si tiene el número 4, significa que caducó 3 veces y que fue re-pasteurizada 3 veces volviendo al supermercado para tratar de ser vendida y así sucesivamente…
Así es que, ya sabes, cuando compres leche, mirar el fondo del cartón y no comprar cajas que tengan los números 4 o 5, y para los mas escrupulosos, ni siquiera el 3.
En el archivo adjunto podrán ver el número en cuestión. Ir al super, tomar una caja de leche y comprobar el número, dudo que encuentren el 1 o el 2.
SI TIENES CONCIENCIA CIUDADANA, DIVULGA ESTE MENSAJE!!
Seguendo le parole-chiave di questa traccia si arriva per esempio al sito cileno della Tetrapak, che ha una risposta specifica alla domanda sul “riciclaggio” del latte descritto da quest’appello. Una risposta analoga, intitolata significativamente “Attenzione allo spam”, è data dal sito italiano della Tetrapak:
I contenitori Tetra Pak, durante la produzione sono stampati su bobine-madri di carta larghe circa 1,5 metri che successivamente vengono tagliate, a seconda dei formati, in 5 o 6 rotoli pronti per il confezionamento.
Per assicurare la rintracciabilitá del materiale di imballaggio, i contenitori che costituiscono queste bobine vengono contraddistinti, con intervalli regolari e in modo sequenziale, con i relativi numeri da 1 a 5 o 6 a prescindere dal prodotto contenuto (latte, succhi, vino, etc.).
Questo é il motivo per cui sul fondo delle confezioni possono esssere presenti questi numeri di identificazione che nulla hanno a che fare con gli alimenti confezionati.
Morale della favola: non credete a tutto quello che leggete su Internet. Là fuori c’è un sacco di gente bravissima a prendere fischi per fiaschi, soprattutto quando c’è di mezzo una storia che sembra confermare qualche pregiudizio o luogo comune basato sulle paure e sulla diffidenza.
Fonte: http://attivissimo.blogspot.com
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Integro il tutto con quanto pubblicato oggi dall’Unione Consumatori.
“La notizia secondo la quale il latte scaduto verrebbe ribollito e venduto ai consumatori come fresco è una bufala che rischia di danneggiare l’immagine di un alimento essenziale della nostra dieta quotidiana”. E’ quanto dichiara Massimiliano Dona, Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori (UNC), commentando il tam tam di mail che era già comparso nel 2007 e che sta nuovamente circolando su Internet, generando allarmismo e spavento tra i consumatori.
“In questi giorni -prosegue Dona- sono sempre più numerose le segnalazioni di consumatori che ci chiedono se la notizia è da considerarsi veritiera; e diversi sono gli elementi che ci portano ad escluderlo”.
“In primis, in riferimento alla temperatura di pastorizzazione -spiega Dona- i 190 ° C menzionati nel testo ci sembrano essere un dato esorbitante. Ma soprattutto quand’anche la legge consentisse di riciclare il latte -così come si legge nel presunto scoop- si tratterebbe, da un punto di vista economico, di una operazione più costosa persino della produzione del latte fresco (inferiore a 40 centesimi il litro) e quindi le aziende non ne trarrebbero alcuna convenienza”.
“Infine, per quanto concerne i numeretti presenti sotto al tetrabrick, non ci risultano essere assolutamente legati al numero di trattamenti, ma piuttosto ad un sistema di rintracciabilità del materiale di imballaggio, stabilito dalle aziende produttrici di Tetrapack. Tra l’altro -conclude Dona- chi realizza il tetrabrick non si occupa anche della produzione del latte, quindi la produzione dei pacchetti è del tutto estranea a chi confeziona il latte”.
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Credo anch’io che si tratti di una colossale bufala.