in sintesi un articolo che leggo su Rinnovabili che integro con quello relativo allo sfruttamento idroelettrico nei Balcani, con conseguente devastazione dell’ambiente ed all’ecosistema.
Vedi: I Balcani fatti a brandelli dall’idroelettrico
Non è bello dipendere dal gas di un Paese – la Russia – governato da un bizzoso personaggio come Putin, e pur di tagliare i ponti l’Unione è disposta a investire nuovamente nel carbone.
Ecco perché nei Balcani è in atto un revival del fossile, se è vero che Bosnia-Erzegovina, Macedonia, Kosovo, Montenegro, Serbia e Ucraina stanno progettando di costruire impianti a carbone per 14,82 GW complessivi.
Lo denuncia uno studio di Change Partnership commissionato dalla Ong CEE Bankwatch.
I funzionari dell’UE sembrano riluttanti a utilizzare i negoziati sull’energia del mese prossimo o il diritto commerciale per fermare l’inquinamento atmosferico aumentare gli standard ambientali.
Eppure questa nuova corsa al carbone comporta problemi per le politiche europee sul cambiamento climatico, nonché per la salute pubblica nei Balcani.
Le nuove centrali elettriche a carbone in Serbia, Montenegro e Ucraina non sono abbastanza avanzate per ridurre le emissioni nocive come il biossido di zolfo.
Eppure in UE la tecnologia di riduzione del biossido di zolfo è obbligatoria.
L’Health and Environment Alliance (HEAL) ha rilevato che più di 10 mila persone sono morte prematuramente in Serbia per gli effetti del particolato.
La Serbia ha il secondo più alto tasso di morti premature dovute all’inquinamento atmosferico in Europa: le concentrazioni di particolato superano gli standard dell’Unione e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
L’OMS stima che le morti per inquinamento costino alla Serbia il 33,5% del Pil, al Montenegro il 14,5% e all’Ucraina il 26,5%.