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Il tempo che ti piace buttare, non è buttato. (J. Lennon)

Passa a trovarmi un cliente e mi racconta quello che già so…

pensieri paroleLo scorso anno era passato a trovarmi un cliente che mi aveva raccontato una storia che ben conosco, che partiva dalla crisi in corso e si intersecava con la difficoltà ad essere pagato da clienti che, peraltro, stanno chiudendo uno dopo l’altro; per non negarsi nulla si è ritrovato creditore di 60.000 € in un fallimento.

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Anch’io so bene che i tempi ed i costi per un’azione legale sono tali da togliere ogni speranza di recupero.

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Alcuni giorni fa è ripassato in aziende e mi raccontava che nel corso dell’anno lui è stato costretto a licenziare l’unico dipendente che gli era rimasto, e checchè se ne dica, non si è divertito, sia a livello umano, dato che lavorava da lui da alcuni anni, sia lavorativo, dato che era una persona che si dava da fare.

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Se io avevo offerto il part time a due dipendenti, lui ha fatto lo stesso con l’impiegata, per cui l’azienda la manda avanti il figlio, da solo, e lui, pensionato, in pratica fa il fattorino, andando a ritirare/consegnare i materiali.

Va da sè che chiedersi l’un l’altro “come và?” ha dato il via ad una serie di racconti di vita vissuta che, bene o male, è la stessa che viviamo tutti quanti.

Mi raccontava ad esempio che quando c’era l’Ici lui pagava circa 1300 € per il capannone e quest’anno i costi sono triplicati.

Poi quando si sfiora l’argomento Tassa rifiuti, va da sè che si tocca l’assurdo a piene mani.

Raccontavo nel 2012 che: un’azienda con 4 persone su un’area di 610 mq. pagherà 2430 € + conguaglio per una produzione di rifiuti  in 1 sacco nero alla settimana, 1 giallo ogni 2 settimane e 2 bidoni di carta al mese. Pagare 4000 € per smaltire così pochi rifiuti?  Spenderei meno a portarli di persona all’Ecocentro.  Se vi sembra equo…

Ora le persone si sono ridotte a 2, per cui a parità di superficie produciamo ancor meno rifiuti, eppure… 😉

A questo proposito è interessante leggere che:

L’Italia ormai è l’unico paese europeo a pagare ancora il servizio di raccolta dei propri rifiuti in base ai metri quadri della proprietà di un immobile, cioè a quanti metri quadri una famiglia o un’impresa possiede. In questo modo ogni cittadino è incentivato a produrre più rifiuti possibile proprio per ottimizzare la propria tassa.

Al contrario in Europa invece la tariffa viene modulata in base al servizio, in base cioè a quanti mezzi, attrezzature, e raccolte di rifiuti vengono impiegate nel corso di un periodo di tempo dal servizio comunale di nettezza urbana.

In questo modo il cittadino è incentivato a produrre meno rifiuti possibile perché paga in base al servizio ricevuto. E’ come per il telefono il cui costo della telefonata varia anche in funzione degli scatti prodotti. 

Ed infatti il cliente mi diceva che lui per una superficie di 4500 mq, compresa l’area verde ed un piazzale enorme, lui paga 4000 € … se non fosse che ci lavora una sola persona più un’impiegata part-time.

Quanti rifiuti producono in un anno?

E non finisce mica qui, in quanto lui tratta e produce materiali refrattari che devono essere smaltiti tramite aziende specializzate, previa analisi chimica che costa alcune centinaia di € e da ripetere un paio di volte all’anno, per cui i rifiuti effettivamente prodotti altro non sono che un sacco nero ogni 15 giorni.

24 sacchi di rifiuti = 4000 €?

Poi ci si stupisce se c’è gente che abbanpona i rifiuti o, peggio ancora, si rivolge allo smaltimento illegale che, sia chiaro, condanno a prescindere.

 

2 commenti su “Passa a trovarmi un cliente e mi racconta quello che già so…

  1. paoblog
    26 giugno 2015

    ma se il capannone è utilizzato, ma nel contempo ci lavorano solo 1 o 2 persone? ovvero non è la superficie a generare irifiuti, ma chi ci lavora

    se ho bisogno di un’ampia superficie lavorativa ma in realtà lavoro da solo ….

    e per contro, se la superficie è ridotta e ci lavorano 10 persone?

    ci vuole equità e non escamotage, seppur legali e senza furbate … un fisso, minimo, per la gestione dell’utenza e poi un tot variabile a seconda del personale ovvero della quantità effettiva di rifiuti prodotti, il tutto ovviamente soggetto a controlli e, nel caso, a sanzioni degne di nota.

    Resta il fatto che la mia attività lavorativa genera rifiuti “urbani” in quantità sicuramente inferiore a quella di due persone a casa loro …

  2. andrea
    26 giugno 2015

    Per ridurre il pagamento dell’IMU, l’unica soluzione (lecita) è rimuovere il tetto dalla porzione di capannone inutilizzato (non sto scherzando, conosco più di una persona che ha preso questa strada, previa pratica edilizia per far tutto in regola).

    Per la tassa rifiuti la cosa è più semplice: sono soggette al tributo le aree utilizzate e si presumono utilizzate quelle dove ci sono gli allacciamenti di corrente, acqua e gas in funzione, oppure mobili o macchinari installati. Possibile soluzione: frazionamento catastale della porzione di capannone inutilizzato, rimozione di macchinari ecc, modifica dell’impianti elettrico. Si paga la tassa rifiuti solo sulla porzione di capannone effettivamente utilizzata.

    Intendiamoci, niente furbetti. La residua superfice deve restare chiusa a chiave, vuota, al buio, al freddo…in attesa di eventuali controlli

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