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Equitalia ed Agenzia delle Entrate: che accoppiata

Articolo aggiornato dopo la pubblicazione e riproposto in data odierna

pensieri paroleChiunque abbia avuto a che fare con Equitalia per una cartella pazza, saprà che le procedure per non pagare ciò che non è dovuto o, peggio ancora, è già stato pagato, sono dannose per il cittadino, checchè ne dicano i vari dirigenti nelle interviste in cui si lodano (e s’imbrodano).

Quando sei fortunato, devi perdere una giornata (di lavoro) per recarti ai loro uffici, perchè se per pagare forse ce la fai online, per far annullare una cartella sei sempre costretto ad andare di persona.

Puoi avere tutta la documentazione che vuoi a testimonianza del pagamento già effettuato, ma non c’è scampo. Devi andare di persona e perderti nella macchina della burocrazia.

Tra l’altro la loro inadeguatezza si mostra evidente da subito. A metà agosto vado agli uffici di Via San Gregorio 55 e su ogni porta è affisso questo Avviso: Per informazioni rivolgersi allo sportello dopo il civico 53.

Arrivo al n° 53 e trovo la saracinesca dell’ufficio chiuso con questo Avviso: Per informazioni rivolgersi agli sportelli al n° 55.

Non so se ridere o piangere…

° ° °

Arriviamo al dunque ovvero alla dimostrazione pratica circa il funzionamento dell’accoppiata Agenzia delle Entrate & Equitalia.

Resta il fatto che si tratta di una situazione pesante da sopportare per chiunque, tanto più per una piccola azienda che da due anni resiste alla crisi che attanaglia il mercato.

Nel 2005-2007 è iniziata una guerra legale con l’Agenzia delle Entrate che richiedeva un pagamento per Iva non versata nel 2001 che in realtà non era dovuta.

Tralasciamo il come ed il perchè, ma nonostante la cosa fosse evidente e riconosciuta dall’Agenzia delle Dogane che aveva dato il via a tutto, ecco che l’Ag. delle Entrate si impunta e vuole i soldi a prescindere.

Si va per vie legali, e la Commisssione Tributaria ci dà ragione e loro ricorrono in appello. Perdono ancora e finalmente la pratica si chiude con lo sgravio totale della cartella.

Qualche settimana fa, poco prima di partire per le ferie, cercando un’altra cosa, casualmente scopriamo che Equitalia procede con la richiesta del pagamento di quanto NON dovuto.

Mi reco da Equitalia e chiedo informazioni e mi dicono che è necessario depositare la sentenza all’Agenzia delle Entrate che la esamina e poi dà il suo benestare e, di conseguenza, procederà materialmente con lo sgravio.

Quanto scritto di seguito, copiato dal sito di Equitalia smentisce quanto mi è stato detto allo sportello:

Se il contribuente intende impugnare la cartella di pagamento può presentare ricorso all’autorità giudiziaria competente (es. commissione tributaria) entro 60 giorni dalla notifica della cartella. 

Se la commissione accoglie il ricorso, in tutto o in parte, dispone l’annullamento e il conseguente provvedimento di sgravio che deve essere emesso dall’ente creditore.

Nel caso in cui l’ente non adotti il provvedimento di sgravio, il contribuente può attivare il cosiddetto giudizio di ottemperanza.

Una volta emesso lo sgravio, l’ente è poi tenuto a darne comunicazione all’Agente della riscossione.

L’impiegata allo sportello, quindi mi ha dato un’informazione totalmente errata, ma se aggiungiamo che poi ha anche detto che era necessario fare in fretta a depositare la sentenza, in quanto era già stato avviata la procedura per il recupero forzato del credito (inesistente, come ben sappiamo).

A questo punto le ho fatto notare che non avevamo ricevuto nessuna comunicazione in merito e lei ha risposto con delle professionali spallucce.

Informazioni sbagliate e menefreghismo, questa la risposta al contribuente.

Oggi sono stato chiamato dal Commercialista (è in ferie, ma ha letto la mail un pò preoccupata che avevo inviato) che mi ha rassicurato circa il fatto che non possono procedere ad un recupero del credito, pignorando beni, senza averci prima inviato una comunicazione scritta e dandoci un lasso di tempo di tot giorni per pagare.

Resta il fatto che non hanno nessun titolo per esigere un pagamento che, non mi stancherò mai di ripetere, non è dovuto, checchè preferiscano pensare lor signori.

Successivamente mi ha confermato che quanto comunicatomi da Equitalia non corrisponde al vero.

Dopo che la Commissione tributaria ha emesso la sentenza, a noi favorevole per due volte, il contribuente ha 2 possibilità.

1) Richiedere copia della sentenza, con un costo aggiuntivo di alcune centinaia di € tra bolli & c., (e così il contribuente si trova nuovamente cornuto e mazziato, a sue spese) per poi depositarla all’Agenzia delle Entrate che entro 60 giorni deve provvedere allo sgravio oppure opporsi e, in questo caso, ricorrere in Cassazione

oppure

2) far trascorrere 1 anno e 45 giorni, in modo tale che la sentenza passi automaticamente in giudicato (cito a memoria, potrei sbagliare qualche termine).

Noi avevamo optato per quest’ultima possibilità, come da nostra facoltà.

Il problema reale nasce dal fatto che l’Agenzia delle Entrate ed Equitalia hanno dei problemi di comunicazione.

Ovviamente tali problemi di fatto si scaricano sul contribuente che, come minimo, deve restare sull’avviso per evitare ulteriori complicazioni burocratiche e relativi esborsi monetari.

Parlando con il commercialista (Consulente del Giudice civile e penale, quindi sa quel che fa e dice) siamo arrivati al punto.

Abbiamo ragione sotto ogni punto di vista, ma se l’Agenzia delle Entrate non comunica ad Equitalia che la somma non è dovuta, loro procederanno impereterriti per il recupero della somma che, peraltro, hanno già anticipato a suo tempo all’Agenzia che ora dovrebbe restituirgliela.

Visto che Equitalia procede, c’è il rischio concreto che procedano al fermo amministrativo delle auto aziendali e, anche se hai ragione, dovremo comunque perdere ulteriore tempo e denaro sia per dissequestrarle sia per chiudere la vicenda una volta per tutte.

A questo punto ho deciso di dare il via alla procedura (onerosa ed a nostro carico) non necessaria, per ovviare alla mancanza di comunicazione tra l’Agenzia delle Entrate e la società di riscossione.

Non è più sufficiente avere ragione, oggigiorno, neanche se la ragione la riconosce per ben due volte una sentenza a tuo favore; no, devi anche sbatterti perchè loro sono incapaci di lavorare bene e perchè la burocrazia riesce a mettere i bastoni nelle ruote dei contribuenti onesti oltre ogni logica.

Complimenti.

Clicca QUI e potrai vedere una puntata di Report che testimonia l’inefficienza, che sfocia in persecuzione, nei confronti dei contribuenti che incappano nelle loro maglie.

P.S. Guardando questa puntata scopro che l’Agenzia delle Entrate è uno dei (2) soci di Equitalia. Non è un palese conflitto di interessi?

° ° °

Loro la chiamano produttività, io lo chiamo accanimento... (fermo restando che è giustissimo perseguire con ogni mezzo i veri evasori.)

° ° °

A quanto pare siamo tutti nella stessa barca…non ne dubitavo… 😦

Leggo nell’ottobre 2011 questa lettera … sempre peggio …

° ° °

Aggiornamento del 12.11.2010 – Chi la dura, la vince, anche contro la colpevole ottusità dell’Agenzia delle Entrate.

Quella che segue è la copia ricevuta oggi dal commercialista che ha seguito la pratica.

Dopo un primo ricorso vinto, dopo aver vinto anche l’Appello presentato dall’Agenzia (tanto per i loro errori e causa inutili paga lo Stato ovvero noi), ecco che finalmente sono riuscito ad ottenere il rispetto di una sentenza.

Però sono stato costretto a pagare altri 780 €. Inclusi quasi 60 € di marche da bollo cosa questa che mi sembra un’ulteriore presa per il culo (scusate, ma quando ci vuole…) da parte dello Stato.

Il commercialista (ed il suo studio) hanno lavorato, è giusto che siano pagati, beninteso; tuttavia se a qualcuno sembra logico dover battagliare (e spendere) anche per ottenere che lo Stato rispetti una sentenza a tuo favore…

P.S. La vicenda è iniziata nel 2005 (per fatti successi nel 2001). Ho detto tutto.

° ° °

Gentile Sig. P. M.,

ho piacere di comunicarle che siamo riusciti ad ottenere lo sgravio della cartella oggetto di contenzioso con l’ Agenzia delle Entrate. 

Per ottenere ciò abbiamo richiesto le copie autentiche in bollo delle due sentenze favorevoli alla Sua società e le abbiamo notificate alla Agenzia delle Entrate competente Milano tre.

Ci siamo recati all’ ufficio competente e abbiamo presentato istanza di sgravio. 

Inoltre abbiamo tenuto un colloquio con la segreteria della Commissione Tributaria per verificare i tempi del possibile giudizio di ottemperanza e stabilito l’onere del costo e della eccessiva durata del procedimento abbiamo provveduto a  porre in essere la procedura ante giudizio di ottemperanza a mezzo della notifica d’intimazione all’agenzia di adeguamento alla sentenza.

Abbiamo, pertanto,  redatto e notificato l’ intimazione all’Agenzia delle Entrate ad adeguarsi alla sentenza passata in giudicato.

Ci siamo recati all’ufficio legale che a seguito del nostro atto d’ intimazione ha provveduto allo sgravio.

Le allego la nostra parcella per le spese sostenute e per gli onorari che abbiamo contenuto evitando il giudizio di ottemperanza avente il costo di un processo, ma si evidenzia la notevole attività svolta.

Colgo l’occasione per ringraziarLa per la fiducia che ancora una volta ha voluto accordare al nostro studio ed in particolare al sottoscritto.

37 commenti su “Equitalia ed Agenzia delle Entrate: che accoppiata

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  19. luca
    7 gennaio 2012

    io avrei cercato in tutte le maniere un avvocato con i supercontro e avrei proceduto con una decennale causa chiedendo un milione di euro di risarcimento danni per stalking et similia. e credimi che la si vince.

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  22. Marcello
    25 ottobre 2011

    e tu stai a Milano… dove le cose funzionano 10 volte meglio che da Roma in giù.

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