un articolo di Roberto La Pira che leggo su Il Fatto Alimentare
L’Inghilterra ha invitato le aziende a togliere dalle etichette dei prodotti alimentari la scritta “da vendere entro”, utilizzata da alcuni supermercati per evitare ai consumatori di acquistare cibi che scadono il giorno dopo.
In Italia questa abitudine non c’è, ma sul significato della data riportata sulle confezioni esiste un po’ di confusione. La gente tende a confondere il termine minimo di conservazione con la data di scadenza e quando arriva il giorno fatidico butta via tutto, anche se il cibo si può consumare senza rischi.
La data di scadenza, presente nei prodotti freschi da tenere in frigorifero come latte, yogurt, insalata in busta, pasta fresca… in genere va rispettata.
Esiste però una certa flessibilità, nel caso dell’insalata in busta (vedi tabella), è meglio anticipare di 24 ore perché è molto delicata e quando resta anche poco tempo a temperatura ambiente perde la fragranza.
Il latte fresco si mantiene uno-due giorni dopo la data e fino a quando non diventa acidulo si può bere. Lo yogurt scaduto da 6-7 giorni si può mangiare tranquillamente, così come la pasta fresca. Anche per le uova si può glissare qualche giorno.
Attenzione però, queste indicazione valgono solo se viene rispettata correttamente la catena del freddo.
Gli alimenti che si tengono fuori dal frigorifero e i surgelati hanno sull’etichetta il termine minimo di conservazione che varia da 3-6 mesi a 2 anni e più. La data indica il periodo in cui sono garantite le caratteristiche nutrizionali e organolettiche. Anche in questo caso ci vuole un po’ di elasticità perché le date indicate dalle aziende sono approssimative. Vedi tabella
Un succo di frutta dopo 8-10 mesi ha meno sapore, l’olio extra vergine dopo 18 mesi ha perso buona parte del gusto, il caffé macinato a distanza di 16 mesi dal confezionamento ha perso buona parte dell’aroma.
La pasta e le conserve in scatola come il tonno e i pelati invece resistono bene e si possono consumare anche a 2-3 mesi dalla data. Anche il pesce surgelato se conservato bene non presenta problemi 1-2 mesi dopo l’indicazione presente sull’etichetta.
Una cosa deve essere chiara, il termine minimo di conservazione stampato sui prodotti che si tengono fuori dal frigorifero non è una scadenza. Si possono consumare anche dopo, ma con un pizzico di buon senso.
C’è poi il discorso degli alimenti senza data di scadenza come il pesce fresco, in questo caso la durata varia in relazione alla specie e al tipo di confezionamento.
Il pesce azzurro è il più delicato e infatti si mantiene meno di tre giorni, mentre altre specie si conservano tranquillamente 5-6 giorni. Quando il pesce è confezionato in vaschette sigillate in atmosfera controllata si possono superare i 7 giorni.
Anche la carne fresca non ha una data di scadenza. La durata dipende dal taglio anatomico e dalle dimensioni. Quando si compra un pezzo intero che pesa da 500 g a oltre 1 kg, la carne in frigorifero si mantiene tranquillamente 5-6 giorni.
Le vaschette di carne tritata, di hamburger o di fettine per il carpaccio devono essere cucinate al massimo entro 24 ore dal confezionamento. La stessa tempistica vale quando si comprano questi tagli di carne dal macellaio.
Se invece la carne (fettine o hamburger) è venduta in vaschette sigillate e confezionate in atmosfera controllata (dicitura che compare sull’etichetta) allora l’intervallo di scadenza varias da 7 a 10 giorni.
Clicca QUI per consultare le tabelle integrative
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