di Mauro Corona
Mondadori – Pagg. 235 -€ 18,00 > lo vendo ad € 8,00 + spese spedizione
Trama: Un villaggio immerso nel bianco. Tra i ghiacciai perenni, dove nevica tutto l’anno, anche d’estate. Uomini pallidi, abituati a convivere col freddo, eppure capaci di straordinaria umanità e ospitalità.
Lavorano infaticabili, mettendo a frutto la loro creatività, non si lamentano, vanno avanti, giorno dopo giorno.
Parlano poco, all’apparenza sono chiusi e freddi, ma sanno dare affetto e solidarietà. In silenzio ascoltano il passare del ‘campo liquido’ il torrente che passa lungo la vallata e alimenta mulini e segherie. L’anima e il motore della loro vita.
Mauro Corona, alpinista, ambientalista, scrittore, racconta ancora una volta, come ha abituato i lettori, la vita tra le montagne tanto amate. Un altro omaggio alle popolazioni silenziose e poco conosciute, che si possono ritrovare e specchiare nel villaggio de La voce degli uomini freddi.
Un’opera di prosa che è allo stesso tempo poesia, e che racconta di un realtà diversa e lontana dal caos e dall’inquinamento delle città. Eppure possibile.
Letto da: Paolo
Un passaggio: Nei giorni che seguirono, la montagna era silenziosa, e aveva una faccia cupa. Del resto cosa poteva dire ancora? Parlato aveva parlato col crepitio continuo della grande nevicata, cinque giorni e cinque notti senza sosta. E poi aveva ruggito con il rombo della valanga. Ora taceva appagata. Forse per rispettare tutti quei morti. Non un bramito, un soffio, un verso, niente. Nemmeno il pit di un ciuffolotto. Nemmeno il vento. Come se tutto si fosse addormentato, andato via, sparito. Tacevano anche i suoni delle città invisibili, sprofondate nelle remote pianure di fondovalle. Forse si erano allontanati sulle spalle delle nebbie e nessun rombo giungeva più lassù. Ma erano illusioni anche i suoni, come il bel tempo.
Opinione personale: Questo libro è arrivato a casa seguendo un percorso diverso dal solito; inizialmente lo ha comprato la Signora K per regalarlo a Natale a Madamin, ma successivamente l’ho comprato anch’io, per regalarlo alla Signora K.
C’è da dire che a noi Corona piace, come persona prima ancora che come scrittore, tuttavia abbiamo acquistato altri libri in passato e ci sono sempre piaciuti, ancor più alla Signora K che si rilassa molto con i suoi racconti.
Al di là del libro di per sè, e qui mi capirà Francesco, mi è piaciuta la copertina che nella sua essenzialità mi ha trasmesso la sintesi della trama.
Purtroppo la Signora K dopo un paio di sere, ha mollato il libro dicendomi: mi spiace, ma non riesco a leggerlo, proprio non mi piace. Sgnort 😦 e vabbè, capita.
Appena finito il libro che avevo in mano, ho iniziato a leggerlo io ed ho subito capito le ragioni del rifiuto della Signora K: si tratta di un libro senza personaggi, senza dialoghi e che di fatto richiede un certo adattamento, in poche parole non rientra nelle sue corde.
Inizialmente l’ho trovato ripetitivo ed anch’io ho fatto fatica a prendere le misure alla storia, salvo poi appassionarmi in occasione del racconto della valanga, dal quale ho tratto il brano pubblicato in apertura, ma successivamente anche nel mio caso è subentrata una certa fatica nel proseguire in quello che di base è sicuramente un’ottimo spunto, ma per un racconto breve.
Ieri sera, ho notato che ero arrivato a pagina 75 ed al pensiero di doverne leggere ancora 160, ho gettato la spugna. Mi spiace, succede raramente, ma se la lettura, a prescidenre dall’argomento trattato, dev’essere un piacere, non un obbligo, un voler finire a tutti i costi.