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I Consorzi non lo dicono, ma il 35% del prosciutto crudo di Parma e San Daniele è falso

Di Consorzi di tutela (del prodotto) in genere ho scritto spesso, da semplice consumatore qual sono e la conclusione resta la stessa di sempre.

Se mi imbrogli vendendomi un prodotto per un altro, e tanti saluti alla maggiore qualità che per me è un valore aggiunto, io mi regolo di conseguenza e smetto di acquistare quel prodotto.

Va da sè che di fatto anche i produttori onesti pagano per la scarsa vigilanza dei Consorzi e per l’approccio truffaldino di un tot di produttori.

Di fatto, chi lavora con onestà e professionalità è Cornuto & Mazziato, subendo dapprima la concorrenza sleale e poi pagandone in prima persona le conseguenze.

Resta il fatto che i Consorzi e gli Enti di certificazione esistono proprio per tutelare il prodotto, i produttori ed i consumatori.

Se non lo fanno, per incapacità o peggio, che ci stanno a fare?

Leggo su Il Fatto Alimentare che:

Ogni settimana 80.000 cosce di maiale inadatte a diventare prosciutti crudi di Parma e di San Daniele Dop entrano in modo truffaldino nel circuito e vengono poi vendute a prezzi stratosferici nelle salumerie e nei migliori supermercati.

Nessuno però lo dice.

Non dicono nulla i direttori dei Consorzi coinvolti fino al collo in questa vicenda.

Anche l’associazione di allevatori Unapros e i macellatori e i prosciuttifici di Assica non rilasciano dichiarazioni, pur essendo molti dei loro associati protagonisti delle frodi.

Anche le rappresentanze di Coldiretti e Confagricoltura preferiscono non commentare.

 

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