di Antonio Fusco
Giunti – Pagg. 179 – € 9,99 (ebook)
Trama: È la vigilia del palio di San Jacopo nella cittadina toscana di Valdenza, ma il commissario Casabona non è in vena di festeggiamenti: mentre sui tetti del centro storico esplodono i fuochi d’artificio, la moglie gli annuncia che sta per andarsene di casa. Un duro colpo per il commissario, che nonostante i problemi con Francesca non aveva mai pensato che il loro legame potesse davvero spezzarsi.
Nemmeno il tempo di piangere la fine del suo matrimonio, che una telefonata lo richiama immediatamente al dovere: un uomo è stato ucciso da un treno in corsa.
Un fatale incidente?
Tutt’altro, visto che la vittima è stata legata a una sedia a rotelle e lasciata sui binari.
Chi è quell’uomo che nessuno riesce a identificare? Perché l’assassino ha scelto un’esecuzione così plateale? Ed è solo una coincidenza che qualche anno prima, nello stesso luogo, un ragazzo sia stato travolto da un treno?
Nella solitudine della sua casa ormai vuota, Casabona è tormentato dai dubbi. E mentre i primi indizi portano sulla strada della pedofilia, nuove morti inspiegabili arrivano a spazzare via ogni certezza. Come se ci fosse una regia occulta a spostare le pedine in campo.
Qualcuno assetato di sangue e di vendetta. Qualcuno che viene dal passato, per regolare tutti i conti in sospeso…
Opinione personale: Ho letto tutti gli altri libri della serie con il Commissario Casabona ed il giudizio nella mia classifica personale oscilla sempre tra Medio e Buono; nello specifico, ad Alla fine del viaggio ho assegnato un Buono (4* su Kobo), sempre per la piacevolezza della lettura, in quanto il libro è ben scritto e tutto procede con un ritmo adeguato ad un poliziesco.
Anche in questo libro l’indagine si mischia con le vicende personali di Casabona e devo dire che se in precedenza mi sentivo più solidale con la moglie, in questo caso la mia solidarietà si sposta verso il Commissario.
Per quanto riguarda l’indagine in sè, come già successo in altri libri (non tutti), il percorso che porta all’omicidio mi sembra complicato e senza garanzia di successo, ed invece tutto il piano criminale è andato come doveva andare.
Vero che spesso la cronaca ci racconta di criminali che si complicano la vita da soli (per fortuna), ma resto dell’idea che il colpevole avrebbe potuto gestire il tutto in maniera più semplice e lineare.
Il finale mi ha lasciato con un dubbio, creato ad arte dall’Autore, s’intende, ma preferisco un Epilogo che chiarisca ogni responsabilità e, nel caso, punizione. Questione di gusti, com detto, quindo assolutamente soggettiva.
Dello stesso autore ho letto anche: Le vite parallele + Il metodo della fenice + La pietà dell’acqua + Ogni giorno ha il suo male