Mi scuso della lunga premessa, ma è necessaria per collegare il tutto.
Ultimamente sono sempre più insofferente a quanto vedo nei TG, che sia il Ministro di turno che annuncia la fine della crisi, al premier che diffonde ottimismo a piene mani (facile con il suo conto in banca) ed infine con i boss della Confindustria che si lamentano di tutto e di tutti; ma il termine boss che ho utilizzato, non è casuale.
La grande industria usa la prevaricazione come arma quotidiana, ma non solo in questi momenti di crisi, da sempre. Tutti lo sanno, tutti fingono di non saperlo.
Proprio ieri ho raccontato il problema dei pagamenti, sempre in ritardo, a prescindere dalla cifra. L’importante è pagare in ritardo.
Tempo fa ho spiegato anche la dinamica dei prezzi d’acquisto che costringono le aziende di produzione ad aumentare i prezzi, nonostante la crisi in atto, cosa questa che sembra un controsenso, ma resta il fatto che vendere in perdita non è possibile. Ma anche questa situazione ai TG non la spiegano.
Successivamente ho affrontato il problema della prevaricazione, mediante l’imposizione di contratti tutti a senso unico, con l’uso di clausole vessatorie ed inique, vietate dalla legge, ma che gli frega della legge?
Come disse la Busi nella famosa lettera a Minzolini, i TG non raccontano il Paese reale, ma solo quello del Mulino Bianco.
Ed eccomi arrivato con quello che mi preme raccontare oggi. Questa mattina, sul presto, è passato un cliente a ritirare del materiale. Sono le 7.20, davanti ad un caffè si parla un pò, ci si racconta la percezione del mercato, negativa per entrambi, e già questo non è un buon punto di partenza. Difficile la situazione per i dipendenti di ogni azienda, ma fidatevi, lo è anche per noi che stiamo in ufficio a prendere decisioni.
Mi racconta di una grossa azienda nel modenese, con 600 dipendenti che girano i pollici. Siamo tutti nella stessa barca, se non fosse che questa azienda sono decenni che ha comportamenti aggressivi verso i fornitori.
Una ventina d’anni fa lavoravamo con loro e con pagamenti a 90 giorni fine mese (e ritiro al giorno 2 per usufruire di altri 30 giorni reali), ma ad un certo punto ecco che ti impongono (mai chiedere, per carità, tutto gli è dovuto) un pagamento a 120 giorni, stesso meccanismo di cui sopra. Di fatto comprano oggi e pagano fra 5 mesi e più. Non è facile. Preferiamo lavorare meno, ma con i bilanci in ordine. I pagamenti a lunghissimo termine non sono mai un affare.
Questa mattina il cliente mi raccontava che ora chiedono una riduzione del prezzo che di fatto arriva al 50% del prezzo precedente. E qui arriva la stupidità, perchè posso anche fingere di accettare i comportamenti scorretti con i quali porti l’acqua al tuo Mulino, però ci deve essere un limite a tutto.
A questo punto il cliente gli ha detto: in pratica mi chiedete di far fallire la mia azienda. E loro, quale attestato di imbecillità, gli hanno pure detto: No, perchè?
La replica: Perchè lo sappiamo benissimo tutti e due che gli impianti che io mando qua, voi li fate uscire ad un prezzo maggiorato del 60% e perchè non ho mica margini operativi del 50%, non posso mica darvi gli impianti gratis per permetttervi di guadagnare di più. (E, aggiungerei io, resta in essere il problema dell’aumento del costo di materie prime, trasporti, ecc.)
Poi, conoscendo i polli di cui si parlava, ho chiesto: Ed i pagamenti? A che cosa sono arrivati?
Lo sguardo, rivolto al cielo, del cliente la dice lunga. I pagamenti? Ora la regola è a 180 giorni (sempre fine mese ed ovviamente a rimessa diretta ovvero vai a sapere quando ti pagano).
Non dimentichiamo poi che in cambio di riduzioni di prezzo del 50%, di pagamenti superiori ai 6 mesi, chiedono anche un servizio di assistenza sempre pronto a scattare alla minima richiesta, fondata o meno, da parte del cliente finale.
Sarebbe interessante veder anche questo nei TG.
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