Alcuni giorni fa ho letto un articolo su Lettera43.it dove si raccontava dell’Enit definito l’inutile carrozzone duro a morire con stipendi d’oro ed una dotazione di 16 milioni di € (contro i 39 milioni del 2009!) spesi peraltro quasi tutti per pagare le spese di rappresentanza.
Ieri su La7 ho visto L’aria che tira ed erano numerosi i servizi , fonte di profonda irritazione per un cittadino che paga le tasse, tipo quello sui dipendenti pubblici di un comune del Lazio dove la maggioranza timbrava il cartellino e poi usciva, cosa questa comune a molti, ma se ne andavano a fare trasloschi (in nero, ovviamente) utilizzando i mezzi di servizio.
Ma andiamo oltre… degno di nota scoprire che a Roma c’è il Centro Enrico Fermi con un museo che, però, non è accessibile al pubblico.
Cercando informazioni ho poi scoperto che nel 2011 il Giornale aveva scritto un articolo con il quale denunciava la situazione, che includeva un costo per noi contribuenti di 1,7 milioni all’anno.
Se non fosse che nel servizio di L’aria che tira si parla di un costo di oltre 2 milioni all’anno.
Aumenta tutto, aumentano anche gli sprechi.
Degno di nota che sul sito del Centro Enrico Fermi, ci sia la pagina dedicata alla trasparenza con la possibilità di vedere i bilanci che di fatto hanno un’unica entrata ovvero i soldi che gli dà lo Stato.
Sul sito inoltre hanno la cortesia di informarci circa la loro Missione:
Visitatori?
Il giornalista ha cercato di avere qualche informazione dai dipendenti che andavano “al lavoro” ricevendo una serie di no comment e via dicendo.
Ha quindi telefonato al Museo, facendo riferimento al numero di telefono pubblicato sul loro sito e la persona che gli ha risposto, alla domanda di come si facesse a visitare il Museo dapprima ha detto di guardare sul sito e successivamente ha troncato la comunicazione affermando Scusi ma siamo in riunione.
Ovviamente ogni qual volta si evidenziano gli sprechi arriva il politico che ti accusa di populismo e demagogia, come se dovessi essere tu a scusarti piuttosto che lui, complice di sprechi se non ruberie…
In questo post si parla di 18 milioni complessivamente.
Poca cosa nell’ottica generale, tuttavia ieri al TG regionale ho visto un servizio sul ponte di barche di Bereguardo che necessita della messa in sicurezza (400.000 €) e di un intervento strutturale (600.000 €) che però non si riesce a fare perchè gli Enti locali non hanno i fondi.
E sicuramente ci sono tante altre criticità che, con 500.000 qui ed un milione là, si potrebbero risolvere.
Ed invece…
Resta il fatto che i vari Presidenti del Consiglio degli ultimi 20-30 anni, queste cose non possono non saperle e quindi tutti quanti sono complici di questo dissesto economico e sociale.
E penso sopratutto agli ultimi tre, Monti – Letta – Renzi, che ancor più dei predecessori ci stanno spremendo come limoni … ma a che pro?
A che serve se poi non mettono mano e chiudono le perdite di questi rubinetti che non servono a nulla se non a sprecare soldi, i nostri soldi?
Vale sempre quanto scritto tempo fa: Il prezzo della benzina e le accise: chiedi sacrifici, in cambio dammi serietà…
E vale anche quanto scritto nel post Fatture e scontrini: in Italia poca voglia di pagare le tasse da cui estrapolo questo passaggio:
Questo non è uno Stato, ma una Repubblica delle banane e noi non siamo cittadini, ma sudditi.
I cittadini partecipano alla crescita della società, i sudditi ubbidiscono, perchè non hanno alternative.
Però tira la corda quanto vuoi, ma prima o poi si spezza.
Dal mio punto di vista, però, fermo restando che una parte di noi è sempre restia a tirare fuori dei soldi, c’è da dire che quello che mi fa arrabbiare è la consapevolezza che i soldi pagati in tasse , imposte ed accise, siano soldi destinati ad alimentare lo spreco se non le ruberie.
Se avessi(mo) la certezza che i soldi che ci prelevano potessero garantirci un sistema sanitario e scolastico all’altezza, strade sicure, una giustizia che funziona, un giusto livello di assistenza in senso generale, allora non dico che pagherei le tasse con un sorriso, però avrei lo stimolo a fare la mia parte al sostentamento dello Stato ovvero di tutti noi.