Corbaccio – Pagg. 240 – € 12,00
Trama: Se credeva di trovarsi in una sorta di prepensionamento, si sbagliava di grosso: da quando è stato esiliato a Lungariva, “ridente” paesino ligure, il commissario Berté ha dovuto affrontare una serie di casi che lo hanno fatto lavorare più di quando era a Milano.
Adesso è alle prese con l’omicidio brutale di una nota commercialista, con tutto un contorno di ex convivente, amica cartomante, amante, clienti raggirati: uno spaccato umano a suo modo interessante per Berté, poliziotto con la passione per la scrittura che, dopo l’umiliante rifiuto da parte di un editore di pubblicare i suoi racconti, si è buttato in un noir ambientato proprio nel mondo dell’editoria.
Così ha meno tempo per almanaccare sulla Marzia, sposatissima proprietaria della pensione in cui vive, e di arrabbiarsi con la sua ex, la Patty, che quell’ex non l’ha ancora digerito.
Letto da: Paolo
Opinione personale: Il libro è di facile e piacevole lettura, come sempre, anche se l’indagine del commissario è un pò ondivaga.
E’ il quinto libro che leggo con questo commissario e la ragione la si trova in questo passaggio:
Nevrotici, con la cirrosi dovuta agli eccessi alcolici, antipatici, brischi, corrotti, fedifraghi. Così venivano descritti i poliziotti nei libri, nei fumetti, nei film e nei telefilm.
Senz’altro il mestiere poteva rendere isterici, disillusi, malinconici e sfiduciati, ma lui non voleva diventare una macchietta.
Era incazzoso, ma sapeva anche ridere di se stesso, e aveva ancora una visione positiva della vita. Non avrebbe potuto cambiare la società nè prendere tutti i ladri e gli assassini, ma rendere loro la vita dura si, e questo gli bastava.
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