TimeCrime – Pagg. 256 – € 9,90
Trama: La mattina del giorno di Sant’Angelo il commissario Gigi Berté sta passeggiando da solo lungo il porto di Lungariva, località turistica in cui è stato “confinato” a causa di un procedimento disciplinare.
I pensieri sono rivolti al suo problematico amore con ‘la’ Marzia, sposata con un capitano di lungo corso, ma vengono bruscamente interrotti dalla notizia di un duplice omicidio. Nella notte di Pasqua, in un elegante albergo, una coppia di amanti è stata freddata a colpi di pistola.
Nella testa di Berté si affollano gli interrogativi. Dove ricercare l’assassino? Tra i molti clienti dell’hotel che trascorrono le vacanze in riviera? Tra i familiari o gli ex amanti delle vittime? Oppure sarebbe meglio indagare sugli affari della contessa Van der Meer, datrice di lavoro delle vittime?
L’anziana contessa è una donna ancora affascinante che nasconde molti segreti… e Berté è deciso a scoprirli. Ha inizio un’indagine che porterà alla luce sorprendenti rivelazioni, anche sul fronte personale…
Letto da: Paolo
Opinione personale: I libri di Martini, con le indegini del Commissario Bertè mi sono piaciuti da subito ed anche questo quarto romanzo è in linea con i precedenti.
Una lettura piacevole, con la parte investigativa che cattura ed i pensieri di Bertè alle prese con una situazione sentimentale che si, è complicata, ma alla quale lui aggiunge del suo, permette che un sorriso ti faccia compagnia durante la lettura.
Trovo estremamente piacevoli le citazioni, sempre ben inserite nel contesto, di libri di altri autori, come successo in Farfalla Nera dove era stato appunto citato il libro I poeti morti non scrivono gialli che avevo appena letto. 🙂 Una di quelle casualità che incuriosiscono…
Per quanto riguarda l’indagine in sè, nulla da dire, apprezzo il commissario che segue le sue intuizioni, a costo di scontrarsi con il PM, d’altro canto Bertè è arrivato in questa località ligure a causa di un procedimento disciplinare, il che la dice lunga sul suo carattere indipendente…
Contrariamente ad altri commissari che trovo in altri libri, questo suo carattere deciso non è integrato da una un cattivo carattere, sempre rabbioso con quelli che lo circndano.
Bertè di rabbia ne cova parecchia e sfocia spesso in mal di testa da stress, ma in ogni caso è persona cordiale, superiore amato da sottoposti efficienti e motivati ed anche questo vedere poliziotti che non sono delle macchiette o degli sfaticati, rende maggior giustizia ad un lavoro che, se ben fatto, facile non dev’essere.
Quando guardo Bertè dal punto di vista personale, mi fa sempre arrabbiare per i troppi ragionamenti che da una parte condizionano il suo rapporto con la dolcissima albergatrice che gli ha preso il cuore e, nel contempo non lo bloccano quando sta per commettere un errore con al sua ex, la Patty.
E come dico sempre, se si dice Ex, una ragione di sarà, tanto più se ogni qual volta lei, lagnosa ed egocentrica com’è, lo chiama al telefono, la conversazione finisce con un vaff… di Bertè, esasperato dal suo atteggiamento.
Ma tant’è, nessuno è perfetto. E’ però ironico il fatto che Bertè, nel corso dei suoi pensieri condivisi con il lettore, esterni il suo disapppunto nei confronti del clichè del commisario che si trova in molti (troppi) gialli; sempre propenso ad alcol e fumo, sempre incazzoso con i sottoposti, ed incapace di gestire i rapporti con le donne.
Se non fosse che poi lo stesso Bertè si allinea con l’altro clichè che vede i commissari incapaci di gestire i rapporti con le donne, e meno che mai con le loro ex, trasformando uomini con un carattere determinato, persino intransigente a volte, in zerbini, schiavi di donne che, tra l’altro, neanche si meritano tanta devozione, a differenza di quelle che in quel momento stanno frequentando.
Ogni riferimento al Commissario Micuzzi, tanto per dirne uno, non è casuale… 😉
Bertè nel tempo libero scrive racconti gialli che, per quel che mi riguarda, mi sembra siano notevolmente migliorati rispetto ai primi che ho letto.
Che il libro mi sia piaciuto, si è capito, consiglierei però al lettore di cominciare dal primo della serie, al fine di gustare al meglio il cambiamento del commissario, sia per quanto riguarda l’adattamento a Lungariva ed ai suoi ritmi, sia per l’evolversi della simpatia con l’albergatrice che, di modi ed aspetto a lui non comuni, riuscirà a metterlo in difficoltà.
dello stesso autore ho letto:
La regina del catrame – Farfalla nera. Le indagini del commissario Bertè – Chiodo fisso