In questi mesi ho letto molti articoli in merito alle etichette a semaforo per gli alimenti ed i pareri sono discordanti; come spesso capita, in assenza di norme chiare e vincolanti uguali per tutti, si scatena l’anarchia (dell’etichetta) e quindi se sono situazioni gestite dalle aziende va da sè che saranno etichette che non sconsigliano il prodotto che vendono, se la fa la catena della GdO vorrà dare un colpo al cerchio (salute) ed uno alla botte (fatturato).
Per quel che mi riguarda un’opinione ce l’ho, ma fa riferimento alla mia esperienza di consumatore attento, per cui so bene che di certi alimenti non consumerò mai 100 grammi e che la porzione, come nel caso dell’olio di oliva, è decisamente inferiore e quindi il valore di 16,16 grammi di grassi saturi per 100 grammi deve essere interpretato.
Ma considerando che il consumatore medio l’etichetta neanche la legge, figuriamoci poi se sarà in grado di interpretare i singoli valori.
Come sempre scrivo a titolo personale e non sono un esperto del settore, per cui ritengo che la cosa migliore da fare sia di informarsi al meglio e poi farsi un’opinione e non di scrivere a sproposito, senza elementi.
Di Webeti in giro ce ne sono a sufficienza.
Di seguito troverete alcune pillole tratte dagli articoli che ho letto e relativi link che spero possano esservi utili per farvi un’opinione.
Etichetta semaforo: Il Gigante “colora” di verde, giallo e rosso la tabella nutrizionale dei suoi prodotti. Le alternative di Despar e Coop
A nostro parere il criterio adottato dalla catena di supermercati Il Gigante è troppo blando, tanto che su quasi tutti gli alimenti che abbiamo visto prevale il colore verde, giallo se ne vede poco, mentre il rosso è quasi assente.
Anche la catena di supermercati Despar adotta un sistema di valutazione nutrizionale a semaforo caratterizzato da un disco suddiviso in spicchi, simile a quello in uso in Gran Bretagna. Peccato però che il disco colorato si trovi solo sui prodotti della linea “Vital”, presentati come alimenti “funzionali”, particolarmente ricchi di vitamine, minerali e fibre. Le “torte” nutrizionali sono quindi sempre completamente verdi! È chiaro che un’indicazione di questo tipo, posizionata solo su prodotti di questo genere non ha molto valore per i consumatori.
Coop ha scelto un altro sistema per i prodotti destinati ai bambini da consumare con moderazione. Nel caso delle merendine sulla confezione compare il disegno colorato di rosso di un’altalena con un bambino obeso che “vince” il confronto con due bambini magri e la scritta “consumo moderato”.
Il codice-colore potrebbe essere un mezzo interessante per facilitare le scelte dei consumatori, ma serve un modello unico, altrimenti si corre il rischio che l’impiego arbitrario del colore possa essere utilizzato come strumento di marketing.
“Semafori (veri o mascherati) e bollini blu sullo scaffale del punto vendita, non sono altro che una forma di comunicazione ingannevole che colpisce prima di tutto il cittadino”.
Ne è convinto Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare, che trova “irresponsabile la tendenza di alcune catene di distribuzione e aziende multinazionali che stanno scegliendo in totale autonomia, secondo regole non condivise, sistemi di valutazione dei prodotti alimentari basati non su evidenze scientifiche, ma sulla demonizzazione di un alimento o di un altro”.
Il ministro della Sanità francese, Marisol Touraine, ha annunciato di aver scelto l’etichetta nutrizionale semplificata che potrà essere adottata volontariamente dall’industria alimentare. Si tratta del logo a cinque colori con cinque lettere al loro interno, sostenuto dalle associazioni dei consumatori e avversato dall’industria. La lettera A con il verde scuro indica la valutazione migliore, mentre la E con il rosso indica la peggiore. La valutazione è fatta sull’insieme dei principali ingredienti e nutrienti, che non vengono indicati singolarmente.
L’etichetta Nutri-Score ripartisce i prodotti alimentari in cinque categorie, attribuendo loro un punteggio in base alla quantità di nutrienti contenuti in 100 grammi di prodotto, distinguendo tra componenti buoni e negativi: quelli buoni sono frutta, verdura, noci, fibre e proteine, mentre quelli negativi sono grassi saturi, zucchero, sodio e calorie.
Infine segnalo l’interessante lettera scritta a Il Fatto Alimentare da Amelia Fiorilli, (docente di Nutrizione umana Università degli Studi di Milano) e Anita Ferraretto, ricercatrice in Nutrizione umana Università degli Studi di Milano.
Una critica valida che si può e si deve riferire alle etichette con semaforo della Gran Bretagna è che prendono in considerazione solo quattro nutrienti: grassi, grassi saturi, sale e zuccheri, in quanto scientificamente correlati alla insorgenza delle patologie di cui sopra.
Tuttavia quando si parla di nutrizione giornaliera equilibrata, si deve tenere conto anche degli altri nutrienti come le proteine, i carboidrati totali, la presenza della fibra: tutti componenti della nostra alimentazione che dovrebbero armonizzarsi per dare un risultato positivo, ovvero un’alimentazione sana bilanciata e di qualità.
Proprio partendo da questo principio un’altra considerazione che andrebbe riformulata è la decisione presa a Strasburgo di eliminare i profili nutrizionali dalle etichette.
Fonte & lettura integrale (consigliata)
Suggerisco inoltre la lettura di questo articolo, sempre de Il Fatto Alimentare, del quale pubblico un paio di passaggi:
Quattro ministeri italiani (Sviluppo economico, Salute, Politiche agricole alimentari e forestali, Affar esteri e cooperazione internazionale) seduti intorno a quel tavolo hanno dimenticato che le etichette a semaforo sono autorizzate dall’articolo 35 del Regolamento UE 1169 del 2011 (*), entrato in vigore in tutti i Paesi Ue e anche in Italia nel dicembre 2014.
La triste conclusione che emerge dal comunicato dei quattro ministeri è che i soggetti seduti al tavolo conoscono molto poco le etichette a semaforo e la normativa europea, ma hanno letto e imparato a memoria i concetti proposti nei comunicati di Coldiretti e di qualche azienda.
Aggiornamento del 02.12.2017
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