Pur essendo contrario ad Expo, non remo contro, ed infatti sulla Pagina FB del Blog pubblico gli eventi correlati che ritengo di maggiore interesse, tuttavia non solo il solo a pensare che si sia perso lo spirito di questa manifestazione.
Scrive infatti la blogger Beatrice Mautino, dopo aver realizzato che il video sulla sostenibilità ambientale è realizzato con la collaborazione della Fondazione Ferrero e che basandosi su quanto visto nel documentario si chiede tra l’altro: E da quando in qua i palmeti da olio difenderebbero le foreste?
Appunto. Dell’impatto etico, ambientale e salutare dell’olio di palma si è letto spesso (clicca qui per approfondire), tuttavia il pensiero conclusivo della blogger è più che condivisibile:
E’ ovvio che un’azienda che ha interessi nella produzione dell’olio di palma o dello zucchero o del cacao, sia portata a prediligere quegli esempi lì di “buone pratiche” rispetto ad altri.
Ma sta ai curatori e al comitato scientifico impedire che questo accada. Altrimenti lo si dica chiaro e tondo che quello non è il Padiglione Zero, ma uno dei tanti Padiglioni “corporate” al pari di quello di Mc Donald’s o della Coca Cola.
Nessun problema, basta saperlo e finisce tutto a tarallucci, Nutella e vino.
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Negli ultimi giorni ho letto spesso interviste compiaciute che raccontavano come nonostante i gufi, l’Expo fosse stata finita in tempo (bè quasi tutta…) con l’impegno di migliaia di lavoratori.
E’ sicuramente vero che il miracolo è stato fatto, tuttavia non credo che l’arrivare all’ultimo minuto, nonostante gli anni a disposizione, sia un traguardo veramente positivo.
Tanto di cappello a tutti gli addetti ai lavori che hanno dato il meglio in questa spinta finale, tuttavia il dover fare le cose in questo modo avrà sicuramente causato un aumento dei costi, il che non è certo una vittoria.
Lavoro nel campo della produzione e so bene che se rispetti i tempi programmati, guadagni, se invece devi ricorrere gli imprevisti, il margine si assottiglia, soprattutto quando hai una scadenza vincolante.
Essere pronti all’ultimo minuto significa anche non aver avuto il tempo per collaudare al meglio l’intera macchina organizzativa e leggere, a 10 giorni dall’inaugurazione, che i servizi per i disabili non sono al meglio, perchè:
«Siamo in una fase di rodaggio, stiamo raccogliendo le segnalazioni dei visitatori e lavorando con le associazioni – spiega Fosca Nomis, responsabile dei servizi ai disabili per Expo 2015 –. Verso fine mese faremo un bilancio di questo test e una comunicazione completa».
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Secondo la moda degli ultimi giorni, passato lo spavento di non facela, ogni critica equivale ad essere chiamato Gufo, ma rileggendo le parole del proprietario di un locale milanese circa le sue perplessità circa la ricaduta verso l’esterno di Expo, ecco che quanto letto ieri sembra confermare i suoi dubbi.
Lui scriveva che:
…che bisogno c’era di prolungare fino alle 23? Non era sufficiente chiudere alle 20 (o al massimo le 21)?
In questo modo i visitatori avrebbero avuto modo di vivere la città e la provincia, approfittando dell’ospitalità di ristoranti, locali, di manifestazioni cittadine e non.
Ad aggravare la situazione il biglietto ridotto di 5 euro che avalla ulteriormente la mia preoccupazione, perché contribuirà a diminuire anche il flusso della clientela cittadina, incanalandola verso Expo.
Strano ma vero, è quello che sta succedendo, infatti il Corriere, in due distinti articoli (Vedi 1 & 2), scrive che:
…per la rete della ristorazione il grande evento non ha ancora innescato l’atteso, anzi invocato circuito virtuoso dell’indotto. Lì, tra i padiglioni, si mangia e si beve (nonostante i prezzi e le code), qui in città – dove tavoli sedie e camerieri sono pronti – decisamente meno.
Al momento all’Expo stanno andando soprattutto milanesi o lombardi, quegli stessi che si sarebbero seduti a mangiare in città e invece si fermano a Rho Pero fino a sera.
I ristoranti temporanei di Rho-Pero, dunque, fanno concorrenza diretta agli esercizi milanesi, non solo per il pranzo, ma anche per la cena.
Secondo Giorgio Montingelli, ristoratore di via Piero della Francesca e presidente del Coordinamento delle associazioni di via:
“La situazione è molto grave, rischiamo di avere per sei mesi di fila l’effetto “Artigiano in fiera”: cioè una sottrazione del prodotto interno lordo cittadino a beneficio dei pochi che operano all’interno.
Ma siamo ancora in tempo a salvare la situazione … sospendendo subito gli ingressi serali per i padiglioni a 5 euro.
Salvare la situazione? A quanto leggo vogliono dare il colpo di grazia:
il commissario dell’Expo, Giuseppe Sala, aprendo il primo vertice dei commissari dei Paesi partecipanti dal giorno del via ha buttato lì una proposta: spostare la chiusura a mezzanotte
Leggi anche: La sera andavamo a Expo (e snobbavamo la città)
Andiamo oltre.
Da semplice uomo della strada anch’io ho scritto di perplessità circa il raggiungimento dello scopo prefissato da Expo ovvero quello di affrontare il tema dell’alimentazione, pensando alla sostenibilità della stessa, alla lotta allo spreco, ad un approccio etico verso il cibo.
E’ un dato di fatto che si sia dato troppo spazio alle multinazionali del cibo, sino ad arrivare all’assessore che invita i ragazzi a mangiare da McDonald’s… 😦
Vista così Expo mi sembra un grande ristorante multietnico inserito in una mostra dell’architettura, con molti padiglioni che attirano più per le forme che per i contenuti.
Sono pessimista o prevenuto? Non credo, visto questo commento letto sul Corriere:
Francesco Iorio e il fratello Simone (23 e 24 anni, Lissone): «Durante la settimana lavoriamo, la domenica è l’unico giorno possibile per visitare l’Esposizione. Non ci piace molto, però: sembra più la fiera dell’architettura che quella sui grandi temi dell’alimentazione, abbiamo visitato diversi padiglioni ma non siamo usciti davvero arricchiti da nessuno di questi»
Leggo poi il commento di un lettore de Il Fatto Alimentare dove è in corso una discussione fra chi non vede nulla di male nella presenza delle multinazionali e chi invece è contrario:
se non ti vengono in mente aspetti positivi (di Expo) credo tu sia in cattiva fede.
Hai la possibilità di assaggiare le specialità di tutto il mondo, di luoghi dove non andresti mai neppure per sbaglio, oltre che arte cultura architettura… capisco la provocazione ma è insignificante
In ogni caso di padiglioni con contenuti all’altezza dello spirito iniziale di Expo ce ne sono, ma a quanto pare non sono fra i più visitati.
Leggo infatti in un articolo che:
C’è un’altra Expo, lontana dal chiasso festoso del decumano, dalle code davanti ai padiglioni più attrattivi, dalla parata della mascotte Foody e dalla musica di tanti Paesi.
Un’Expo che racconta i contenuti del tema Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita, che mostra immagini, fa sentire profumi, spiega e interroga.
Un’Expo poco indicata dai cartelli, poco pubblicizzata e anche un po’ meno frequentata: forse quando il commissario Giuseppe Sala insiste sulla necessità di «puntare di più sui contenuti» parla proprio di questa Expo.
Integrazione del 12 maggio – Leggo a questo proposito che:
Le riserve di alcuni tra i presenti, che ne avevano parlato a Sala in separata sede, riguardano piuttosto altri punti e uno su tutti: il senso di «isolamento» che padiglioni pur molto belli come quello dell’Oman e aree tematiche straordinarie come il Parco della Biodiversità, o la collina mediterranea, e lo stesso Children Park, continuano a patire a causa della loro posizione.
Perché si trovano così laterali o talmente in fondo, rispetto alla grande rambla del decumano, che nessuno ci arriva.
Vien da chiedersi se la massa sia realmente interessata al problema della nutrizione oppure preferisca passare una giornata diversa dal solito, facendo divertire i bambini, magari nel Parco giochi Kinder Ferrero… 😉
gli altri post su Expo li trovi qui
| l commissario dell’Expo, Giuseppe Sala, … ha buttato lì una proposta: spostare la chiusura a mezzanotte |
Ma si, facciamoci del male, ancora di più!
Tanto gli stipendi dei dipendenti dei gestori di bar e ristoranti in città li paga Sala.
Naturalmente gli interessi delle multinazionali sono e saranno sempre in primo piano, altro che “globalizzare la solidarietà ” come ha detto Papa Francesco: globalizzare il profitto ( e non è una frase fatta).
secondo me dell’alimentazione mondiale alla fine non frega a nessuno né visitatori né tantomeno agli organizzatori che pensano solo al loro tornaconto
Ieri leggevo il corriere e ti pensavo: sicuramente Paolo scriverà qualcosa….
E’ vero che è presto ma, se il buongiorno si vede dal mattino……
E poi, dove sta la coerenza con il tema dell’expo?
La gente dovrebbe prendere coscienza del tema ” nutrire il pianeta” che passa anche dal limitare gli sprechi, riciclare, pensare – quando si mangia- che c’è tanta gente che invece non ha neanche il minimo per sopravvivere ( parlando di cibo). Io non vedo tutto questo.