in sintesi un articolo che leggo su Altroconsumo
La maggior parte delle persone non si intende davvero di vino e il più delle volte si lascia influenzare, durante l’acquisto, da aspetti che non hanno nulla a che vedere con il gusto, come ad esempio prezzo ed estetica della bottiglia.
Te lo garantiamo: nel packaging imballo del vino nulla è lasciato al caso. Il marketing I pubblicitari hanno studiato una serie di codici differenziati a seconda dei prodotti.
Ad esempio, le confezioni bianche e dorate vengono usate più per i moscati; il blu va bene per i vini bianchi e il nero per quelli molto invecchiati.
E che dire dell’etichetta? L’occhio si sofferma decisamente più sulla grafica che sui dati del vino e lo sanno bene i produttori che spesso studiano piccoli trucchi visivi per favorire una buona prima impressione.
Ecco una breve guida:
imbottigliatore: va indicato il nome o la ragione sociale e poi comune e stato membro. Per gli spumanti solo venditore o produttore;
annata: obbligatoria solo per i vini DOP, esclusi quelli spumanti, frizzanti e liquorosi. Spesso è sul fronte dell’etichetta;
dicitura allergeni: vanno dichiarati i solfiti e dal 2012 uova e latte;
categoria del prodotto: è la tipologia del vino, obbligatoria solo per i vini senza denominazione o indicazione di origine;
denominazione di vendita: per un vino Dop si indica “Denominazione di origine protetta” o DOP, o la dicitura italiana “Denominazione di origine controllata” più il nome della denominazione (per esempio Malvasia delle Lipari Doc);
grado alcolico effettivo: indica la quantità (ml) di alcol etilico presente in 100 ml dello stesso vino;
provenienza: per i vini italiani senza denominazione si indica “prodotto in Italia”; per Dop e IGP di altri stati va indicato “prodotto in…” e il nome dello stato in cui è stato prodotto il vino;
lotto: permette di identificare il vino ed è l’insieme di bottiglie o damigiane prodotte o confezionate in circostanze identiche.