Gli agenti del Corpo Forestale dello Stato hanno sbagliato, ma lo Stato ci ha messo quasi due anni a riconoscere l’errore. Troppo, oggettivamente troppo.
Anche perchè il danno è ormai fatto… Un danno non riconosciuto e che, per venire riconosciuto, necessiterà di un ulteriore processo.
Era il novembre 2014 quando un carico di 12.000 litri di olio extravergine di oliva in arrivo dalla Puglia fu fermato in Toscana.
Il sequestro del carico “si è reso necessario – si leggeva in una nota del Corpo Forestale dello Stato – per la mancanza dei prescritti requisiti di rintracciabilità documentale del prodotto oggetto di accertamento.
Dalle verifiche condotte, infatti, sono emerse varie e sostanziali irregolarità nella compilazione del documento di accompagnamento della merce, oltre che incongruenze significative tra il tragitto indicato nel documento stesso e quello ricostruito dagli uomini della forestale attraverso la consultazione del cronotachigrafo installato nell’autocarro”.
A due anni di distanza il Tribunale di Siena ha pronunciato la sentenza: il sequestro è annullato e la Regione, responsabile del procedimento, è condannata al pagamento delle spese.
Il giudice ha rilevato che i documenti dell’olio c’erano, dimostravano in modo inequivocabile che si trattava di olio extravergine di oliva 100% italiano della campagna 2014/15, tutto tracciato, che il percorso del vettore sequestrato era giustificato, che il documento di trasporto non era irregolare, ma semplicemente errato.